DEGIAL, Predator Reign
Terzo disco per gli svedesi Degial, sempre felicemente accasati con la Sepulchral Voice tedesca, un’etichetta sicuramente non fra le più prolifiche sulla piazza, ma che ha saputo imporsi con un ritmo molto costante a livello di qualità. Chiunque segua la scena death/black sotterranea sa quanto siano quotati gruppi come Grave Miasma o Necros Christos, tanto per fare un paio di esempi al volo. Sì, non sono gli Obituary e i Cannibal Corpse, ma i puristi sanno! I Degial si presentano con un nuovo disco la cui copertina è opera del nostrano Paolo Girardi, ormai il Dan Seagrave degli anni Dieci. L’abbinamento “death metal + Svezia” non vi tragga in inganno, niente suono Sunlight e niente epigonismo di Entombed e Dismember. I Degial pescano a piene mani, piuttosto, oltre oceano, per esempio nei corsi d’acqua solcati tanti anni fa dai Morbid Angel. Il loro death metal è furioso e veloce: brutalità e complessità sono prefettamente bilanciate, i ragazzi ci sanno fare e ci tengono anche anche a farlo sentire per mezzo di un suono non cristallino, ma compatto e naturale, esattamente quello da cui il death metal trae maggior giovamento. Potrà sembrare una banalità, ma, vista la diffusione di suoni “magmatici” e poco intelligibili, à la Portal o Altarage per intenderci, direi che evidentemente una banalità non è. Non si tratta insomma dell’ultimo Morbid Angel, (ottimo) disco rovinato da un suono per niente azzeccato.
Riguardo i Degial, con tutto il candore possibile, non so cosa di meglio possa chiedere il death metal. Ah, dimenticavo una chiosa da perfetto medio recensore brillante: oltre a eliminarci dai mondiali gli svedesi primeggiano anche nel death metal! Il disco compratelo lo stesso però.