DEFORMATORY, Malediction
Provenienti da Ottawa, i Deformatory approdano al loro secondo album e coniugano per l’occasione influenze death metal tradizionali (Suffocation, Morbid Angel e Cryptopsy) a tendenze estreme più moderniste. Malediction rappresenta il primo atto di un’opera concettuale incentrata sulla figura di Saväel, creatore dell’oscurità. La scoperta di un grimorio che raccoglie incantesimi, il risveglio della fonte primigenia del Male, lo spegnimento di ogni forma di luce e la dissoluzione del genere umano sono a livello tematico gli snodi principali di un disco che fa della ferocia esecutiva e dell’abilità tecnico/strumentale i propri punti di forza. La citazione estrapolata dal celebre videogioco “Diablo III”, posta a simbolica introduzione di Malediction nel brano “Infernal Gateway “, spiana il campo alla brutalità dei riff dell’esordiente Dan Rogers, frenetici e pesanti in uno stile assai vicino agli Origin e ossessivi nel loro ricorso continuo all’effetto tremolo come in “Dimensions Of Malevolence”. Non dimentichiamo però la batteria onnipresente e quasi asettica di Neil Grandy e il registro vocale del chitarrista/cantante Charlie Leduc, sorprendente per versatilità.
Il death metal della formazione canadese, nonostante non possa far gridare al miracolo in termini di originalità, si rivela tuttavia molto intenso, soprattutto nelle partizioni più veloci (“Apotheosis”) e nei tecnicismi costanti che bilanciano in modo efficace i rari momenti di rallentamento.
L’assolo dissonante contenuto in “Oracles Of Perdition” e l’intricato inizio ad effetto di “Apothic Existence” sono tra gli episodi migliori contenuti in Malediction, esaltati peraltro dall’innegabile nitidezza del suono, complice una produzione brillante.
La rilettura in chiave moderna degli aspetti più tradizionali del death metal è il merito principale dei Deformatory, capaci di scatenare in poco meno di quaranta minuti un’energia distruttiva densa e travolgente.