DEATHHAMMER, Evil Power
Avevo lasciato i norvegesi Deathhammer con il 7″ compilation Nekrothrash del 2013, dischino che immortalava una fetta importante dell’attuale scena thrash norvegese (insieme a Nekromantheon, Carniwhore e Toxic Death). Sembra essere un filone che sta mietendo un numero incredibile di vittime in Norvegia, mi vengono in mente anche Condor, Infant Death, Mion’s Hill… con varie declinazioni più o meno estreme la base per questi figli degli Aura Noir è comunque sempre il thrash. Tutti questi gruppi più o meno nuovi sono accumunati da un approccio piuttosto selvaggio alla materia. I Deathhammer sono fra quelli meno nuovi (sono attivi dal 2006), quindi hanno avuto più tempo per dare delle coordinate definite al proprio suono: il precedente Onward To The Pits del 2012 è stato un po’ il loro apice creativo, il nuovo disco si mantiene sulla stessa linea anche se risulta forse un po’ meno selvaggio. Utilizzo nuovamente il termine perché è quello che descrive meglio cosa fanno i nostri norvegesi, sia con la voce, sia con la musica. La voce, appunto: sembra di sentire una specie di Tom Araya – epoca Show No Mercy – completamente impazzito, che lancia a raffica acuti così lancinanti da divenire praticamente ululati. Il thrash dei Deathhammer deve molto ai Destruction e ai Whiplash, con punte di primi Bathory e Venom di qua e di là, il tutto però suonato a velocità ben più elevate. Questa frenesia che li caratterizza è proprio il loro punto di forza.
Il revival del thrash malvagio anni Ottanta è un filone sempre molto affollato e non è facile farsi notare, i Deathhammer ci sono riusciti.