DEATH SS, Steve Sylvester
Dite addio al mondo terreno, benvenuti agli inferi!
I Death SS sono senz’ombra dubbio la più leggendaria band metal italiana, con quasi quarant’anni di carriera alle spalle. Alla loro guida il carismatico Steve Sylvester, che è riuscito a creare uno degli ensemble più misteriosi e particolari sia del panorama nostrano, sia di quello internazionale, distillando col suo acume metal, glam, horror e unendoli a un’estetica e una filosofia precise. Non dimentichiamo poi spettacoli dal vivo teatrali e coinvolgenti, che lasciano il povero pubblico ammutolito e perso nell’oscurità…
Tu e i Death SS siete stati i capisaldi della musica metal in italia e fra i più significativi nella scena internazionale, come vedi l’evoluzione di questa scena sia in italia, sia all’estero?
Steve Sylvester: Francamente ti devo dire che non ho mai seguito alcuna “scena”, né mi sono mai sentito parte di una “scena” o di una “categoria” precise. Sicuramente i Death SS hanno sempre fatto una musica riconducibile all’heavy metal, ma all’interno della stessa abbiamo sempre aggiunto un’infinità di diverse sfumature, appartenenti a tutti i “generi” musicali. Non amo le etichette e per questo motivo, fin dagli inizi, abbiamo definito il nostro sound semplicemente “horror music”. Detto questo, non credo di essere la persona più adatta a stilare resoconti sull’andamento di una determinata situazione musicale, anche perché per mia scelta ho sempre condotto un tipo di vita molto riservato, senza curarmi troppo di quello che fanno gli altri.
Nella storia musicale dei Death SS, vi è stata una continua evoluzione stilistica. Come si è sviluppato il vostro sound dalle origini ad’oggi?
Non c’è mai stato qualcosa di pianificato… semplicemente la considero una normale evoluzione. Ogni nostro disco continua ed evolve quello precedente, spaziando senza limiti all’interno della nostra creatività, secondo le sensazioni che vogliamo trasmettere in quel preciso momento artistico. Lo “stile” musicale deve per me accompagnare nel modo più idoneo lo “stile” del sentimento posto al centro di ogni singola canzone, senza limiti e barriere…
Parliamo di Resurrection: si potrebbe pensare a un ritorno alle origini? Cosa ci puoi dire?
Le nostre origini musicali non sono in realtà mai state abbandonate. Sono semplicemente state ogni volta riadattate al periodo storico in cui è uscito ogni singolo disco. Ognuno cresce e anno dopo anno muta il suo aspetto fisico, pur rimanendo la stessa persona. Così è anche per la musica. Considero quindi Resurrection il “The story of Death SS” del 2013.
Come sappiamo la line-up dei Death SS ha sofferto sempre innumerevoli cambi di musicisti negli anni. Secondo te questo ha pregiudicato il lavoro all’interno del gruppo? E ora cosa ci puoi dire di quest’ultima formazione? Chi sono gli attuali membri? Pensi che si stabilizzerà?
I Death SS sono sempre stati come una grande famiglia aperta al centro della quale c’è una precisa e forte identità che io custodisco e preservo. I “personaggi” che la compongono sono sempre stati gli stessi, anche se di volta in volta sono stati incarnati da diversi e abili musicisti. Ognuno di loro può rimanere nella band tutto il tempo che vuole, l’importante è che mantenga vivo l’impegno e l’entusiasmo necessario per svolgere il proprio ruolo. L’attuale formazione è composta da Freddy Delirio alle tastiere, Al DeNoble alla chitarra, Bozo Wolff alla batteria e Glenn Strange al basso.
Sono tutti e quattro dei rinomati professionisti che prestano la loro opera anche in altre band. Sono persone ottime anche sotto il profilo umano e spero restino nella band a lungo.
Hai pubblicato due album da solista, Free Man nel 1993 e Mad Messiah nel 1998. Cosa ti ha spinto a realizzarli? Forse un periodo di insoddisfazione con i Death SS o l’esigenza personale di realizzare qualcosa di “tuo”?
Nulla di tutto questo. I Death SS sono comunque una mia creatura che mi rappresenta sempre al 100%. Non ci sono mai stati per me dei periodi di insoddisfazione con la band, anche perché sono sempre stato liberissimo di fare quello che volevo, senza alcuna pressione da parte degli altri membri del gruppo o delle case discografiche. I due dischi usciti come “Steve Sylvester”, così come quelli usciti come Sancta Sanctorum o W.O.G.U.E., sono semplicemente nati dal desiderio di sviluppare, come in un’appendice, un determinato input creativo che faceva parte del mio background culturale: nel caso specifico di Free Man e Mad Messiah era il prog-rock degli anni Setanta. Non sono usciti come Death SS semplicemente perché non sarebbero stati coerenti con il processo di “evoluzione” che ti ho espresso poco fa. È stata anche un’occasione per ritrovare vecchi amici di un tempo.
Nell’album d’esordio In Death Of Steve Sylvester raffiguri i membri della band come personaggi dell’orrore e i testi raccontano la loro storia immaginaria. Com’è nata questa idea?
Questa è sempre stata ed è tuttora l’idea di base del concept Death SS. Ogni singolo musicista incarna un personaggio simbolo dell’immaginario orrorifico tradizionale, di volta in volta arricchito di nuove sfumature e ulteriori riferimenti simbolici. Lo è stato fin dall’inizio e sempre lo sarà!
Nella canzone “Where Have You Gone?” mi sembra che nel testo in modo astuto tu unisca le religioni ai mali dell’umanità. Mi spiego meglio, che lasci intendere che i mali del mondo siano causati dalle religioni e dalle loro guide, sbaglio?
Esatto! In generale tutte le forme di fanatismo portano inevitabilmente al “male”. La quasi totalità delle guerre sono state causate da intolleranze religiose dettate da dogmi assolutisti e prevaricatori, sobillati da persone mosse unicamente da sete di potere che usano la fede come facile mezzo di persuasione.
I testi nella musica rock sono molte volte solo un orpello da unire alla musica. Nel tuo caso hanno profonde radici “filosofiche”. Quanto è importante per te un testo rispetto alla musica? E puoi darmi dei chiarimenti sulla tua “filosofia” nello scriverli.
Per me rappresentano il 50% di una canzone. Testi e musiche sono ugualmente importanti per la composizione di un brano e devono essere l’uno al servizio dell’altro. Di solito parto con un’idea di base, un concetto che vorrei esprimere e immediatamente lo “musico” forgiandogli la giusta melodia. In questo modo la canzone nasce già funzionale in tutte le sue parti, in un tutt’uno armonico. Determinati argomenti necessitano di determinate atmosfere per essere meglio espressi, e in base a quelle atmosfere viene creata la relativa soundtrack… È un po’ come fare un film..
So che nei periodi di silenzio con la tua band ti occupi di produzione di altri artisti, scrivi e reciti per film e televisione. Mi puoi gentilmente fare una panoramica dei tuoi impegni al di fuori dei Death SS?
Non c’è mai nulla di programmato… Prendo le cose così come vengono, secondo l’ispirazione del momento e limitatamente alle offerte e al tempo a mia disposizione. In questo momento, ad esempio, sto gestendo un mio ristorante vegano e completando il terzo volume di una dispensa sui fumetti erotici d’epoca italiani degli anni Settanta/Ottanta…
Che cosa hai in cantiere con i Death SS, concerti, nuove canzoni?
A livello concerti al momento siamo fermi per via dei molteplici impegni di ciascuno di noi. Comunque ti preannuncio che ci saranno delle uscite “speciali” per festeggiare il vicino quarantennale della band…