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DEATH MERCEDES, Sans Éclat

Death Mercedes

Senza troppo scalpore. È così – quasi a tributare il titolo di questa prima fatica targata Throatruiner Records – che si scoprono nei Death Mercedes i tratti di un’eredità ingombrante, somiglianze di famiglia indici di un bagaglio che porta innanzitutto il nome degli Amanda Woodward, alfieri mai dimenticati dello screamo d’Oltralpe. Difficile non essere colpiti dalla sensazione di trovarsi di fronte a un disco completo, bilanciato, ma ciononostante debitore nei confronti di formule ormai sedimentate e acquisite da un ambiente musicale tra i più riconoscibili e prolifici d’Europa. Se la proposta sonora della loro prima uscita, l’ep Du Soleil Refroidi, percorreva i binari di un hardcore pesantemente influenzato dal neo-crust d’ispirazione tedesca (un nome su tutti: Alpinist), non venivano comunque meno le radici e in un certo senso le “istituzioni” della loro terra natale. Preso ad esempio e come prova di una discreta continuità stilistica, il pezzo di snodo dell’album (già presente sull’ep) “Encore Et Encore” testimonia un irrobustimento sonoro che, pur non trascurando le coordinate già citate precedentemente, cerca di miscelare alla schiettezza del genere elementi di estrazione post-hc, accennando a un’evoluzione che potrebbe ricordare quella degli Aussitôt Mort in Nagykanisza. Se da brani come “Borgne Et Aussi Aveugle” o “L’Inconnue De La Seine” traspare un potenziale compositivo che lascia ben sperare riguardo a eventuali aperture e innovazioni, il resto del disco viaggia sulla pulizia di un background sapientemente maneggiato, ma vittima ancora di un certo manierismo, che però può di sicuro essere infranto dalla band. Sia che cerchiate un amarcord in lingua francese, sia che siate affascinati dalle pieghe contemporanee di una scena mai sazia, avrete di che divertirvi.