DEATH AND VANILLA, To Where The Wild Things Are
Dimenticate, ahimè, le inquietudini ascoltate nel precedente Vampyr, ovverosia la sonorizzazione semi-improvvisata del celebre film horror di Carl Theodor Dreyer. C’est la vie, però i suoni proposti in quel lavoro rispecchiavano fortemente il senso del nome del progetto, inteso come morte e dolcezza. Pensavo infatti proseguissero su quelle coordinate, anzi, credevo proprio che il gruppo svedese di Malmö (Marleen Nilsson e Anders Hansson) s’incupisse maggiormente, ma sarà per la prossima volta. Tornano quindi alle origini, al sound che li ha portati alla ribalta mondiale, quel dream-pop targato nuovo millennio ma dal retrogusto anni Sessanta (“Arcana”), una sfumatura che in questo disco risulta ancor più accentuata, relegando quella impercettibile componente psichedelica e lievemente noir degli album passati (vedi The Dödens Vaniljsås) solo alla canzone finale “Something Unknown You Need To Know” e a qualche breve estratto di “Shadow And Shape”. L’album è assai zuccherino, attenzione perché il valore di glicemia potrebbe alzarsi. Leggero e primaverile come una piuma di cigno nero che naviga in una tempesta gioviana… però li preferisco più ansiosi, e mi sa che si è capito. Sognare però non costa nulla, abbassate le luci, chiudete per bene gli occhi e poi pensate a come gustarvi un buon tiramisù ai frutti di bosco sotto un’annegante doccia di miele bollente (“California Owls”). Non ricordo se siano mai passati dall’Italia, e restando nei territori occupati dalle sonorità sintetiche (più o meno dark), diciamo che ormai sono ricercatissimi quanto Lebanon Hanover, The KVB e per certi aspetti anche German Army, quindi se ci leggono… magari se di supporto alla serata ci sono anche le turche Kim Ki O, allora facciamo en plein.