DEAF CLUB, Productive Disruption
L’uscita di Productive Disruption, il nuovo disco dei Deaf Club, è stata anticipata dal alcuni video che abbiamo proposto negli scorsi mesi, indizi rivelatori della portata distruttiva che riversa sull’ascoltatore: del resto parliamo di pezzi grossi del terrorismo sonoro a stelle e strisce come Justin Pearson (The Locust, Dead Cross, Planet B), Brian Amalfitano (ACxDC), Scott Osment (Weak Flesh), Jason Klein (Run With The Hunted) e Tommy Meehan (The Manx, Chum Out!). Da un dna simile era lecito aspettarsi quest’album irrequieto, insofferente alle gabbie di genere, che procede con esplosioni sonore tanto brevi quanto dirompenti, schegge al cui interno la band opera cambi di tempo, brusche interruzioni e sfoggia una scrittura instabile e priva di una qualsiasi linearità di fondo: un hardcore fatto a brandelli, sempre in bilico tra pulsioni noise e grind, con radici nel percorso di Pearson (a partire dai The Locust) e strizzate d’occhio a realtà affini quali i Burnt By The Sun, giusto per rendere l’idea. I Deaf Club, però, non si limitano solo a riportare in luce il passato, che per loro diventa creta da plasmare per ottenere un suono perfettamente calato in questo periodo distopico, senza punti di riferimento e all’interno di un panorama che muta senza preavviso. Impossibile utilizzare termini quali morbido, caldo o corposo, perché qua i musicisti dipingono un immaginario con tratti freddi, chirurgici, senza empatia. L’andamento spezzettato, frammentario, mai però casuale o privo di una sua organicità di fondo, rende l’ascolto un’esperienza gratificante proprio perché ricco di spunti interessanti e di elementi capaci di attirare l’attenzione anche grazie all’azione dei due chitarristi, che giocano con l’assenza di scale tonali per trasmettere sensazioni di ansia, soffocamento, che si sposano alla perfezione con le ritmiche frenetiche e la voce di un Pearson a suo agio nel farsi voce narrante di questa miscela malsana di blastbeat, grind e furioso hardcore mutato. Poco altro da aggiungere: se un simile viaggio non vi spaventa, la soddisfazione è garantita.