DEAD WITCHES, Ouija
Mark Greening è una nostra vecchia conoscenza e non abbiamo mai fatto mistero della nostra partigianeria quando si tratta di Electric Wizard e Ramesses, dunque era come minimo doveroso soffermarci anche sulla sua nuova band, tanto più vista la presenza in formazione di Virginia Monti, italianissima cantante già incontrata con i suoi Psychedelic Witchcraft. A chiudere il cerchio (magico), i due hanno convocato il bassista Carl Geary e il chitarrista Greg Elk, purtroppo scomparso alla fine di ottobre, una notizia che ha sconvolto i suoi compagni di avventura e ha ammantato di malinconia questo debutto, trasformandolo al contempo nel miglior tributo possibile all’amico perduto.
Dopo questa necessaria premessa, è d’obbligo concentrare l’attenzione su Ouija al netto delle emozioni, il che risulta peraltro assai difficile, visto che la band abbraccia uno stile basato sul pathos e sulle sensazioni evocate: doom, ovviamente, come il pedigree dei musicisti coinvolti lascia subito intuire. Si parla, insomma, di un disco di genere, con evidenti richiami agli anni Settanta, alla psichedelia, all’occult rock e all’immaginario cinematografico di riferimento, per di più con una cantante a ripercorrere un’impostazione che tanto oggi sembra andare di moda, eppure Ouija non è un lavoro da prendere sottogamba o da relegare nell’ambito delle proposte per soli aficionados. Questo perché in primis la classe non è acqua e il signor Greening non è un novellino quando si tratta di manipolare la materia in questione. In seconda battuta, perché qui tutto appare giostrato in modo efficace, dalla scelta dei suoni alle differenti sfaccettature con cui si è voluto rendere avvincente il percorso, non ultima proprio la voce di Virginia, che si muove con sicurezza e disinvoltura tra le pieghe – ora più suadenti ora più energiche – dei brani. La potenza che la band riesce a raggiungere quando il motore gira a pieno regime, come nel trascinante finale di “Drawning Down The Moon”, cancella infine ogni possibile accusa di leziosità e sgombera il campo da dubbi di sorta sul dna di questi signori, a ribadire la differenza tra chi ci è e chi ci fa. Se il buon giorno si vede dal mattino…