DEAD PIANO, Dead Piano
Un veloce passaggio sopra le ovvietà: c’è chi suona il pianoforte nel modo in cui tutti immaginano vada suonato, c’è chi lo utilizza come sorgente sonora, poi ci sono tutte le vie di mezzo, lungo le quali camminano Deison (lo conosciamo benissimo) e Andrea Bellucci (Red Sector A). Il bianco e nero sobrio e asciutto dell’artwork dice già molto sul loro approccio, estremamente misurato e cauto: il nome del progetto, la polvere sui tasti danneggiati e la prevalenza del buio rivelano – nel caso ci fossero dubbi – che sono in giro con la malinconia, ma senza lasciare che sia sempre lei a decidere dove andare. Deison, come sempre, disegna spazi, ambienti in penombra, con la solita capacità di ricreare fasi liminari della giornata, crepuscoli o aurore che siano; Bellucci da un lato lo asseconda, dall’altro dà un tocco melodico che altrove sarebbe scontato, ma che qui non ti aspetti (è lui a suonare il piano anche in maniera “ortodossa”, mentre a deformarlo credo collaborino entrambi). Ciascuna delle sei tracce ha momenti migliori di altri, ma forse è più corretto sottolineare come i due siano riusciti soprattutto a fissare un’atmosfera precisa per tutta questa mezzora. Una mezzora senza dubbio buona.