DAVE BROWN / JASON KAHN, Terminal Analog
Me, stolto, a cercare d’istinto su Dave Brown su discogs, trovandone 65 ominimi, per scenari improbabili ed intriganti!
Ma qui siamo in Australia, dove il chitarrista è ben noto per gli album in solo e le collabprazioni a lungo raggio, fra KK Null, Pimmon e molti altri. Di Jason Kahn possiamo limitarci a citare i lavori con Günter Müller e Steve Roden per provare a delimitare un campo d’azione. Insieme, su Room40, arrivano a produrre un album di tre brani, uno sempre più lungo del precedente, per un accumulo di scorie su chitarra ed apparati elettronici.
Lo scenario è in realtà molto meno ostico di quanto si potrebbe pensare, con dei veri e propri paesaggi dettati da Brown sui quali Kahn agglomera nuclei arricchenti più che disturbanti, lanciando un’ipotesi post-apocalittica al Western. I campionamenti vocali ispanici nella mediana “Loddon” sebrano distoglierci dalle località indicate nei titoli dei brani, “Merri”, “Loddon” e “Molonglo”, dove, con il passare dei minuti, sembrano montare ansie e preoccupazioni, considerando un crescendo che sembra di schiocchi elettrici, cavi scoperti e frequenze in distorsione. Il tutto è sempre e comunque sotto controllo, con Brown a guidare lento le sue corde, ma crea un acuirsi di tensione per ciò che potrebbe arrivare con la terza parte dell’opera. Alla fine l’incrocio rimane lo stesso, in realtà: semplicemente vibra in maniera più continua. Una vibrazione che assume prima i toni di un tappeto noise, tanta l’astrattezza e la drammaticità dell’insieme, per poi rifugiarsi in dissonanze e fischi gravi e continui. Come nella parte finale di un’onda il suono torna ad essere omogeneo e regolare nel mare magnum, brusii e focolai sparsi come unici segnali di vita a bassa intensità. I nuovi rintocchi, nove, della chitarra fantasma di Dave Brown sono spettrali e segnano la fine di questo match tra anime e gesti, scandito da quelle che potrebbero essere delle personalissime campane a morto, per la scomparsa del suono.
Un album intrigante, dal quale farsi trasportare senza difese o analisi sovrastrutturali.