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DARIO MOROLDO, La Vaga Grazia

La Vaga Grazia è il primo album solista di Dario Moroldo degli Amari, un progetto attivo nello scenario indipendente italiano di questo secolo, che negli anni ha sperimentato parecchio con la parola e il suono in ambito per così dire “pop illuminato”. Negli ultimi due anni Dariella ha accompagnato tramite improvvisazioni elettroniche lo spettacolo di Eva Geatti dal quale prende il titolo questo disco. Lo spettacolo prende le mosse da romanzo “Il Monte Analogo” di René Daumal, romanzo che non ho letto ma che ho immaginato più volte, essendo una delle molle che hanno azionato la creazione di Fernweh di Danilo Ligato, disco che ho avuto l’onore di pubblicare. La musica qui si erge a sesto elemento oltre ai performer in scena, coi cui movimenti in scena si relaziona attraverso pattern ed elementi improvvisati. È una musica che sembra arrivare da un tempo lontano, anni nei quali Raymond Scott sperimentava tasto dopo tasto, oppure da oscure jam session fra tiki bar e lava lamp. “Sogol” ci introduce nel suo habitat con tutta calma, avvolgendoci e facendoci intendere le regole del gioco, in tredici minuti che ci assestano in uno stato d’animo trasognato e in attesa di sorprese e scoperte. Le due tracce centrali, “Confessione I” e “Confessione II”, sono brevi stralci che però si aprono su un mondo nordafricano misterioso e intrigante. “La Grazia” si apre come un’alba ritmica e puntellata, mini suite suadente nella quale fanno capolino suggestioni ed input, come nuovi elementi preparano la giornata che sta per aprirsi. Voci, spezie, profumi, vita. Ecco, La Vaga Grazia è un disco pieno di vita, che richiede una certa attenzione ma che ripaga con gusto, equilibrio e avventura. Di sicuro Dario Moroldo saprà stupirci di nuovo nel corso delle sue prossime produzioni, qui intanto ci apre percorsi e mondi su spettacoli, storie e musiche che ritemprano e nutrono fisico e spirito.