DANIELA HUERTA, Soplo
Dall’intersezione di due sonorizzazioni composte per altrettanti cortometraggi firmati dal colombiano Iván Argote ha origine il debutto discografico di Daniela Huerta. Nata in Messico e di stanza a Berlino, l’artista multimediale è attiva in qualità di dj con lo pseudonimo di Baby Vulture. Interessata alla relazione tra suono e mitologia, concepita quale strumento d’indagine della psiche umana, la sound designer ha sviluppato in parallelo una pratica compositiva altamente immersiva che intreccia – in un insieme dai tratti iperrealistici – field recording, musique concrète, manipolazione in tempo reale e suoni trovati.
La prima caratteristica a risaltare di questo lavoro d’esordio è la fusione coesa dei due itinerari, perfettamente integrati in una narrazione senza incongruenze, che ha nel tono evocativo la sua costante e nel rumore dell’acqua un elemento ricorrente. Modulazioni sintetiche algide e luminescenze taglienti in stretto dialogo rimbalzano generando correnti vorticose (“Gloria”), inglobando voci e ulteriori frequenze di dettaglio (“Tres”) fino a dare vita ad immagini sature di teatrale mistero. La sensazione è quella di assistere a una graduale discesa verso abissi liquidi fatti di ridondanze ipnotiche (“Coatl”) e riverberi penetranti dalla ruvidità crescente (“Hálito”), un avanzare lento quanto inarrestabile verso un’oscurità ottundente.
Un respiro – “soplo” in spagnolo – profondo quel che serve per immergersi in questo universo totalizzante, abbandonandosi a una sequenza di soundscape ammalianti, in bilico tra ambient ed elettroacustica, estremamente coinvolgenti. Se queste sono le premesse, allora di certo sentiremo parlare ancora spesso di Daniela Huerta, nome che si consiglia di annotare.