DÄLEK, Asphalt For Eden
Il gruppo del New Jersey era fermo da un po’. Confesso che li avevo già catalogati tra le band che avevano maggiormente scompaginato le carte stilistiche (un certo modo di pensare/fare hip hop) nel decennio scorso. M’hanno spiazzato invece. Meglio così, con questo inaspettato ritorno, per di più su un’etichetta che di solito pubblica cose diverse dalle loro, cioè la canadese Profound Lore (attiva in quella vasta area che è il metal estremo, soprattutto di matrice nordamericana). Pure il trio è di quel continente direte voi, perciò che differenza ci sarebbe? Poca in fondo, infatti la base chitarristica di “6dB” ci sta tutta, se proprio dobbiamo rimanere in sintonia con chi ha stampato l’album. Certamente la band, dopo l’ormai datato abbandono di Still, ha proseguito con costanza a ridare vita al personale “Golem” (come non pensarlo mentre si affrontavano pubblicazioni mostruose come Absence e Abandoned Language?), c’era già stato il notevole From Filthy Tongue Of Gods And Griots, rimesso sul mercato giusto lo scorso anno dalla francese Ici D’Ailleurs. Ai tre non manca di certo il mestiere: le basi al solito scorrono via ottundenti e inesorabili, il flow non ha perso un’oncia di velocità espressiva e cattiveria (“Control”, il tiro potente di “Shattered”), ma più lo riascolto e più mi viene da pensare che sia un ritorno sì gradito, ma artisticamente secondario rispetto ai lavori precedenti. Insomma continuo a preferirli quando si lanciano con determinazione verso territori più impervi (qui ci provano con la cangiante marea quasi metal-gaze di “Masked Laughter (Nothing’s Left”). I fan comunque apprezzeranno.