Da oggi le prevendite di Autechre, Eno, Subtonick, Zorn e altri alla Biennale Musica 2023
Autechre, Eno, Subtonick, Zorn, Monolake, Pluramon, Amacher, Liberovici, Romitelli, Kode9, Lamin Fofana, Wolfgang Mitterer, Lucy Railton, Simon Reynolds… tutti insieme ad ottobre a Venezia in un festival, ma… di fantascienza? No. Ok, ricominciamo da capo.
“Micro-Music” – 67. Festival Internazionale di Musica Contemporanea della Biennale di Venezia, 16-29 ottobre 2023
“Dedicato al suono digitale, alla sua produzione e alla diffusione nello spazio acustico, attraverso tecnologie avanzate e ricerche sperimentali”: questa l’introduzione della direttrice artistica della Biennale Musica, la compositrice romana Lucia Ronchetti. Un parterre de rois fenomenale comporrà la sequenza di concerti, performance, incontri, lecture, camminate che sostanzialmente creeranno nella città lagunare una sorta di laboratorio continuo ed un approfondimento necessario sul suono digitale contemporaneo.
Subito qualche nome per chiarirci le idee al riguardo: Brian Eno, Leone d’oro alla carriera, che al Teatro La Fenice il 21 ottobre presenterà in due concerti la prima esecuzione assoluta del progetto “Ships” in collaborazione con la Baltic Sea Philarmonica. Leone d’argento a Miller Puckette, matematico e programmatore celebre nel contesto musicale per l’ideazione e lo sviluppo dei software Max/Msp e Pure Data. Nella sezione “Sound Microscopies” prime esecuzioni commissionate dalla Biennale Musica per i lavori di Marcus Schmickler (Pluramon, Mimeo) con “Glockenbuch IV” in Santa Maria dei Carmini, Joanna Bailie che al Piccolo Arsenale presenterà il progetto “1979” riguardo la teoria dell’eternità del Suono nello Spazio e Francesca Verunelli con l’opera immersiva “Songs&Voices”. Accanto a queste prime mondiali le prime italiane di “CBM 8032AV” di Robert Henke (Monolake), il leggendario Morton Subtonick con “As I Live And Breath” e ancora “Glia”, preziosa opera testamento della compositrice statunitense Maryanne Amacher, produzione quest’ultima in collaborazione con il festival berlinese CTM, il cui direttore artistico, Remco Schuurbiers, nell’ambito della sezione “Sound Studies”, dialogherà, nella splendida Biblioteca dell’Archivio Storico (il 17) con Morton Subtonick, Lillevan e Bill Dietz intorno alla visione futuristica della musica elettronica di due pionieri quali Subtonick e Amacher.
Sei le sezioni in cui è suddiviso il Festival: Sound Microscopies, Sound installations/Sound Exhibition, Club Micromusic, Stylus Phantasticus/sounds diffused by Venetians organs, Digital Sounds Horizons, Sound Studies.
Dunque, oltre ai già citati musicisti, a volo d’angelo ecco giusto alcuni degli artisti che saranno presenti in vari luoghi veneiziani, in primis Arsenale, La Fenice, Teatro Malibran oltre ad incursioni sia a Mestre che a Forte Marghera: Autechre, John Zorn/The Hermetic Organ, Lucy Railton, Wolfang Mitterer, Loraine James, Kode9 (dj set). Sabato 28 nella notte di Battiti in diretta su Radio3, Pino Saulo presenterà i tre live di Lamin Fofana, Dj Rapture-Jace Clayton (dedicato a Julius Eastman) e JJJJerome Ellis. Poi ancora Ictus Ensemble, Brigitta Muntendorf, Andrea Liberovici e Paolo Zavagna con Sound of Venice n.2 riguardo l’universo sonoro lagunare, Andrea Marcon, David Schongo, Fabio Macchiavelli, Leo Abrahams, Pete Chilvers, Leonie Strecker, Alexis Weaver, il Sonic Acts Amsterdam… Programma, insomma, tutto da esplorare, per cui il consiglio è in primis studiarsi per tempo il cartellone sul sito della Biennale Musica, programmare un soggiorno veneziano il più dilatato possibile e soprattutto prenotarsi in anticipo: eventuali sold-out, visti i nomi, saranno sicuri.
A concludere si può certificare quanto sia palese la sfida lanciata dalla direttrice artistica Lucia Ronchetti: spalancare le porte della Biennale alle nuove musiche digitali nate ultimamente fuori dalle sedi istituzionali/accademiche, avvicinando queste ultime ad un pubblico nuovo, giovane, eterodosso. Creare un fertile terreno d’incontro, di scambio sinergico, per l’accrescimento e la rigenerazione sostanziale di entrambi questi “mondi” ci sembra l’intenzione finale: evviva, quasi fantascienza.