CYCLIC AMP, Shrapnel In The Toyshop

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Tutti a pubblicizzare etichette come Superior Viaduct, ma basterebbe guardare verso Udine per trovare chi è in grado di scrivere un racconto appassionante su di una band dimenticata, di quelli che in questi anni nostalgici piace tanto leggere, e sarebbe bello capire per bene il perché. Sto parlando di Final Muzik e del suo doppio cd che raccoglie tutto dei Cyclic Amp*, band di Liverpool attiva tra il 1985 e il 1989 (Steve Richmond alla voce, Jan Cornwall al basso, Ernie Pollard alla chitarra, Andy Barlow alla batteria, infine Paddy Collis alle tastiere, ai nastri e ai campionamenti). Si tratta di un gruppo che i due proprietari di Final Muzik (Gianfranco Santoro e Cristiano Deison) ascoltavano anni fa e al quale vogliono dare il giusto riconoscimento. Conoscendoli un po’, ho capito subito perché all’epoca era fioccato l’amore: post-punk, primi Cindytalk, primi Swans (e, involontariamente, Godflesh, sentitevi “Slave” su People Of The Book del 1988), noise, elementi industrial… i Cyclic Amp, in quegli anni, sono purissimo Zeitgeist, e non solo dal punto di vista sonoro, dato il loro manifesto disprezzo per un’Inghilterra dove i diritti diminuiscono e il consumismo diventa pervasivo, fabbricando persone sempre più egoriferite, una cosa che anche nel 2015 non mi sembra inafferrabile, no? “Blind to other people’s pain” dice Steve in “Carrion”, secondo pezzo dell’esordio Ugly As Power, anno domini 1987  (Power is one of my great obsessions, the way it’s used and how it destroys people, dichiara a “Sounds” nel marzo del 1988).

Cyclic Amp su Sounds

Un mini album, un album e un ep (Concrete Island) nel giro di tre anni, in pratica una fiammata ispiratissima: non sembrano quasi esserci pezzi deboli. Ugly As Power inizia con “Dance”, una sorellastra di (appunto) “The Wait” dei Killing Joke che convincerebbe chiunque a proseguire nell’ascolto e che chiarisce subito come a Richmond interessi parlare di droghe e di solitudini, poi prosegue con la già citata “Carrion” e con “Him”, che all’inizio sembra quasi citare il basso di “Day Of The Lords” di chi sapete voi, per poi farsi ben più ringhiante. Dopo “Kill” è la volta di una lenta, pesante e ripetitiva (sì, sono pregi, a volte) “Caress”, che mostra come il gruppo tenga presente Michael Gira e soci, un salutare bilanciamento dei pezzi più concitati (non per niente Ugly As Power si chiude con la nervosissima “Turkey Shop”). 

Cyclic Amp

Passiamo a People Of The Book e a un’altra apertura corrosiva come “Dead Cop”, alla quale seguono la già menzionata “Slave”, l’emulazione dello scratching di “Power” e il mezzo blues di “Gun”, una specie di trittico swansiano a cui possiamo attaccare una lacerante “Ugly Thoughts”. Rimangono da menzionare altri due episodi più spediti e post-punk (“Human God”, “Christians”) e la strana chiusura in due atti “Meat Slab” / “Holiest Image”, il primo noiseggiante e rabbioso, il secondo psichedelico. Adesso tocca a Concrete Island del 1989, che prende il titolo (e l’argomento del brano omonimo) da un romanzo di Ballard, nume tutelare di queste musiche: il tema è quello dell’alienazione urbana e i Cyclic Amp lo indossano come se fosse sempre stato loro, ed è decisamente così, in effetti: in a way, it’s like the viruses that exist which are able to live off antibiotics. Just as they’ve mutated to live of them, so we can live off all society failures. We are the new virus culture (sempre dall’intervista a “Sounds” del 1988). In questo breve e ultimo episodio discografico si mostrano solidi e maturi, acidi e aggressivi, quindi fa davvero incazzare che sia finita così.

Cyclic Amp

Non so perché i Cyclic Amp abbiano raccolto poco e non siano sui libri di storia, dovrei essere inglese e conoscere meglio quel periodo, ad esempio per capire come la scena li considerasse. Forse sono arrivati leggermente tardi (se teniamo conto della periodizzazione del post-punk di Simon Reynolds), forse non hanno sviluppato certe intuizioni a sufficienza (ripeto: Godflesh, ma anche certo industrial rock più easy) o forse è stata solo sfiga, in ogni caso adesso qualcuno ha fatto loro giustizia. Se pensate che non ci sono ancora ristampe degli Splintered, capite che lo sforzo di Final Muzik va premiato, affinché si continui a dissotterrare i tesori nascosti del dark sound britannico (e non). Se non vi procurate quest’opera omnia, allora vuol dire semplicemente che non vi piace il genere.

* L’AMP ciclico si direbbe una molecola che permette all’adrenalina di fare effetto sulle cellule. Non credo sia un caso che questa band, per definirsi in qualche modo “eccitante”, si sia fatta prestare il vocabolario da un medico (sapete che Burroughs studiò medicina?).


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