CULT OF YOUTH, Final Days

Final-Days

Ecco, insomma, un solista (Sean Ragon) mette su il suo gruppo (chitarra acustica, chitarra elettrica, basso, batteria, violoncello) e prova a procurarsi un po’ di pubblico secondo i cari, vecchi metodi tradizionali, informandoci (disinteressatamente!) che parte dei testi sono stati scritti in prigione (Burzum ci fece due album ambient, ma ebbe più tempo) e alcune percussioni sono state suonate con ossa umane (Marilyn Manson le fumava, alla faccia di Ginger Fish).

Traccia introduttiva ambient/tribale, poi, si direbbe, strizzate d’occhio ai Wall Of Voodoo (anche a Cave?) e, sempre con l’evidente intenzione di fare un disco servendosi dei resti di un cadavere, folk inteso alla maniera di Death In June e compagnia (guarda un po’: Sean Ragon possiede un negozio di dischi, famosissimo tra gli alternativi, chiamato Heaven Street). In realtà quest’ultima influenza qui non è affatto preponderante, dato che in linea di massima c’è molto più tiro post-punk, ma fa comunque sorridere che last.fm, con involontario sarcasmo, come terzo risultato della ricerca di artisti simili ai Cult Of Youth dia i Down In June, una cover band (eccezionale) di Douglas Pearce ed ex soci.

In questo infinito revival 1978-1984 era inevitabile che qualcuno saltasse fuori anche con il mix di generi dei Cult Of Youth, peccato che la proposta sia sciapa.

Tracklist

01. Todestrieb
02. Dragon Rouge
03. Empty Faction
04. God’s Garden
05. Down The Moon
06. Of Amber
07. No Regression
09. Sanctuary
10. Roses