Crooked & secluded – il mondo di Maurizio e Roberto Opalio (My Cat Is An Alien)
Un po’ di storia…
Dei fratelli Opalio in fondo non si è scritto poi tanto qui da noi. È chiaro che non stiamo parlando di musica che possa uscire da Sanremo ed è logico che se collabori con Enore Zaffiri (per fare un esempio) e ti ritiri in montagna a comporre strambi pezzi di musiche (spesso le più impenetrabili), forse non dimostri tanta voglia di esporti. Eppure, i My Cat Is An Alien sono tra i pochissimi italiani (oltre a Giuseppe Ielasi) che possono vantare addirittura la copertina sul mensile The Wire, oltre al fatto che in passato hanno goduto di particolare attenzione da parte di Thurston Moore dei Sonic Youth, tanto per dire. La loro, poi, è una carriera contraddistinta da poche e selezionate esibizioni dal vivo: di recente sono stati ospiti della Biennale di Venezia. Questo non ha impedito al duo di distinguersi tra quei musicisti che nel tempo si sono guadagnati il rispetto della critica grazie a un lavoro in fieri sulla loro proposta, partita inseguendo soluzioni alt-noise per poi deviare impercettibilmente verso lidi a metà tra lo shoegaze e la drone-music, fino ad arrivare al misterioso doppio lp per la Backwards, The Dance Of Oneirism. Ma gli Opalio hanno inciso una quantità talmente elevata di lavori, per lo più autoprodotti, che star loro dietro è un’impresa oggettivamente impossibile. In questa sede recupereremo un paio di album usciti nel 2016, anche se quest’anno il gruppo ne ha sfornati altri due, La Casa Encendida e Union Of The Supreme Light.
MY CAT IS AN ALIEN & JOËLLE VINCIARELLI, Eternal Beyond (Arsenic Solaris – Up Against The Wall, Motherfuckers! – Opax)
In >ETERNAL BEYOND>, i MCIAA ingaggiano un’ipotetica lotta con Joëlle Vinciarelli. La rumorista francese, un tempo parte dell’efferato duo black-noise Talweg, ha tra i suoi modelli ispiratori gente come Runhild Gammelsæter (quella di Thorr’s Hammer e Khlyst), Junko degli Hijokaidan, Meredith Monk e Demetrio Stratos.
I tre ci mettono poco per arrivare dritti al dunque: un’ora scarsa di deliqui stortissimi e senza compromessi, tra le voci disperate e affogate in paludi harsh-noise di “Eternal Marriage Of Heaven And Hell”. Altre stratificazioni di voci a stento vengono a galla in un fiume pieno di detriti rumorosi con “Eternal Eclipse Du Soleil”, forse il punto di non ritorno del disco, che a conti fatti risulta piuttosto diretto e poco incline al facile ascolto. Ci pensano le campane di “Eternal Beyond – Postludio” a mitigare la temperatura torrida e quasi insopportabile che si raggiunge a un certo punto. Il grado di tossicità qui è ai massimi livelli.
Va da sé che >ETERNAL BEYOND> non è adatto a tutti: difficile sopportare un tale schema sonoro senza uscirne segnati nel profondo.
MY CAT IS AN ALIEN – RE-SI-STEN-ZA! (Opax)
RE-SI-STEN-ZA è una sorta di omaggio alla loro terra di origine, il Piemonte, ma soprattutto un lavoro dedicato agli affetti e all’immutato senso di resistenza appunto, di strenua difesa delle proprie peculiarità artistiche.
Due sole lunghe composizioni: la prima è un delirio free-noise come lo potrebbero architettare certi Æthenor, in particolare quelli con alla batteria Steve Noble, solo da un’ottica meno impro/metallica e più elettro/avant (coppie di definizioni che possono benissimo andare a braccetto), tra percussioni aleatorie, disturbi elettronici e chissà quale altra diavoleria utilizzata nel loro studio nascosto sulle Alpi. Anche in questo caso, l’insieme diventa man mano sempre più vorticoso e rivela forti accenti free-noise, ottenendo un crash impressionante.
La seconda, “Let Their Voices Speak Through The Wind” è esattamente quello che invoca il titolo, una serie (ancora) di voci che si perdono e si rincorrono lungo fili di tastiera e vaghi accenni di metalli che si toccano con delicatezza. Il risultato è certamente poco prevedibile e fa da ottimo contraltare ai forti mal di pancia causati dall’altro lato.
Nel complesso possiamo parlare di un album decisamente degno di nota.