CROATIAN AMOR, Isa
Un incredibile lavoro di taglia e cuci, informato dal consueto gusto per l’essenzialità: questo, in sintesi, è l’ultimo disco di Croatian Amor, il moniker a cui Loke Rahbek ricorre quando si tratta di andare al sodo, dire la propria senza troppi fronzoli o giri di parole. In Isa, un Loke in particolare stato di grazia non si limita – come nelle prove precedenti – a decostruire la club music facendola collassare su un sostrato di noise freddo e compassato, ma vira con decisione verso lidi pop, fino ad arrivare ad atmosfere molto vicine alla Bristol anni Novanta pur senza scimmiottarne le ritmiche, anzi spesso dismettendo il beat, il che curiosamente me lo avvicina agli ultimi straordinari esiti della ricerca sonora di Elio Martusciello.
Rahbek qui si esprime con una levità inedita, che non è mai superficialità, ma al contrario lascia trasparire un senso di profonda e malinconica introspezione verso cui i moti dell’animo di chi ascolta convergono senza difficoltà. L’autotune è diventato – facciamocene una ragione – un dispositivo irrinunciabile per chi voglia intraprendere determinati discorsi musicali e penso che ormai intimorisca solo le orecchie più retrive: qui se ne fa un uso generoso e peculiare, una frammentazione della parte vocale, spesso limitata al parlato, che dà forza ad una struttura che si regge su pad ariosi e basse frequenze dispensate con strategica parsimonia. Croatian Amor sembra in questo disco raccogliere le inclinazioni musicali del momento attorno a una personale interpretazione, fa proprie le istanze hi tech senza restarne prigioniero e il risultato – notevole – restituisce una realtà deformata eppure mai distopica: ospiti del disco sono Frederikke Hoffmeier alias Puce Mary, Yves Tumor (prestando la propria voce a “Into Salt” ricambia il cameo di Rahbek nel suo ultimo disco), Alto Aria, Soho Rezanejad (presenza non accreditata già nel precedente lp) e Jonine Standish degli HTRK, voce già ascoltata su un disco di successo come Sport di Powell.