CRISIS BENOIT, El Culto De La Muerte
I Crisis Benoit sono in giro dal 2016 e, nel corso degli anni, hanno cambiato più volte assetto fino ad assumere l’attuale formazione a tre (basso, chitarra e batteria/voce) che, a partire dall’originaria proposta powerviolence/grindcore, ha finito per inglobare una forte componente death/black vecchia scuola. Ciò che non è cambiato è l’amore totalizzante per tematiche legate al mondo del wrestling e della lucha libre, tanto da avviare un paio di collaborazioni con il wrestler Gianni Valletta e con la federazione messicana Zona23, questo per fornire qualche dato e contestualizzare il marchio caratteristico che la band ha traghettato anche nel nuovo El Culto De La Muerte, in uscita per la Slaughterhouse Records, etichetta con la quale collabora dal 2017. Per quanto, invece, attiene all’esperienza di ascolto, bisogna ammettere che il percorso attuale dei Crisis Benoit si dimostra capace di colpire nel segno e lasciarsi apprezzare proprio per il blend di ingredienti particolari, tritati in un calderone estremo che non rinnega le sue radici punk né la sua affiliazione con il grindcore, ma che riesce a rivitalizzare il tutto con le incursioni in altri territori, con tanto di rallentamenti carichi di atmosfere gelide come nella prima parte del brano che dà il titolo all’album, una marcia ossessiva e dai chiari richiami alla prima ondata black. Queste infiltrazioni nel suono del gruppo rendono il tragitto vario e mai uguale a sé stesso, oltre a fornire all’ascoltatore dei punti di riferimento cui aggrapparsi durante il match per non finire tramortito al tappeto. Da notare come l’esperienza dei tre, accumulata con nomi quali Calvary, Ass Ache, Repressione, Cerebral Extinction, 2MinutaDreka e molti altri ancora (la lista sarebbe ben più lunga) costituisce un invidiabile bagaglio fatto di conoscenza del materiale trattato e visione d’insieme, e dà la classica marcia in più al tutto. Tutti questi elementi, uniti ad una preparazione tecnica ben evidenziata dalle parti strumentali di brani quali “Raging Bulldozer”, rendono El Culto De La Muerte un disco difficile da relegare nell’ambito di un genere specifico e adatto a chiunque sappia apprezzare menù estremi e speziati ma non per questo raffazzonati o assemblati a caso. Alla faccia di chi continua a denigrare certe sonorità solo perché non in grado di gustarne i sapori decisi. Per i suoni garantiscono, neanche a dirlo, i Toxic Basement Studio.