CRIPPLE BASTARDS, Senza Impronte
A distanza di un solo anno dall’ultima uscita, è un estremo piacere avere tra le mani una nuova release dei Cripple Bastards. Sono sempre stati un gruppo molto prolifico: in quasi 25 anni sulle scene il periodo che intercorreva tra un disco e l’altro era sempre stato più o meno questo, con la sola differenza che Frammenti di Vita e lo split 6” con i Looking For An Answer contenevano solo cover. Da Variante Alla Morte (il loro ultimo full length), invece, sono passati ben quattro anni, durante i quali sono finalmente riusciti a conquistarsi il contratto con la Relapse Records, che oltre a questo 7” farà uscire il loro quinto lp, con tutta probabilità il prossimo anno. Senza Impronte, come il gruppo aveva più volte specificato, segue la proposta musicale inaugurata con l’album precedente: grindcore moderno, con accordi spesso dissonanti, accordatura ribassata e toni ben più cupi e incisivi. Molti loro vecchi followers sono rimasti e rimangono delusi da questo cambio stilistico, avendo ancora a cuore i Cripple Bastards più diretti e rumorosi, con la batteria a randello e la chitarra zanzarosissima. Difficile non capirli: in un primo momento, se uno ha in mente il materiale che va dai primi split a Desperately Insensitive, gli sembra quasi aver di fronte un gruppo del tutto diverso. Solo dopo alcuni ascolti è possibile apprezzare e comprendere al meglio un nuovo sound che, sebbene più vario e alienante, non è altro che una logica continuazione di quella spirale di odio e negatività che il quartetto del Nord Italia fa girare dal 1988. Questa volta, forse perché Senza Impronte è registrato al Toxic Basement Studio, la produzione è meno marcata e pesante. La voce di Giulio The Bastard è in ottima forma, in parte penalizzata da un mixaggio che la mette un po’ troppo sullo stesso piano degli altri strumenti, ma fa sempre la sua porca figura (rimanendo ormai quasi l’unico collante tra i due periodi della formazione). I pezzi sono in parte vicini a quel thrash italiano coverizzato due anni fa su Frammenti Di Vita (Jester Beast su tutti), in particolar modo le canzoni del lato A (“Regime Artificiale” e “Agony Of A Reformed Band”). Il lato B è invece molto più vicino alle origini, sia per la presenza di “Mondo Plastico”, inizialmente apparsa sullo split coi giapponesi I.R.F. (purtroppo dimenticati), sia per i dieci brani finali: delle schegge noisecore in pieno stile Sore Throat, 7 Minutes Of Nausea, Deche Charge e così via. Episodi del genere ci rimandano dritti ai primissimi anni di vita della band, allora un duo di adolescenti con base ad Asti, durante i quali fecero uscire delle vere e proprie pietre miliari del genere (tutte raccolte nel box set Age Of Vandalism). È bello che ancora oggi rispettino una tradizione ventennale, soprattutto quando si tratta di un ep e non di un album. Senza Impronte si dimostra buono e nel suo piccolo ha il pregio di sintetizzare un po’ tutto il percorso fatto dai Cripple Bastards finora, introducendo qualche elemento di novità in quelli che presto diventeranno nuovi cavalli di battaglia nei live. Il suo unico “difetto” è però lo stesso di Variante Alla Morte: un solo ascolto lascia poco o niente. Per amarlo occorre risentirlo almeno quattro o cinque volte, poi si potrà esser sicuri di essersi formati davvero un giudizio, positivo o negativo che sia.