Crime & The City Solution in Italia: la nostra intervista
Gli australiani Crime & The City Solution sono una rock band/un progetto che negli ultimi anni ha centellinato le sue incisioni, mantenendo però una qualità ed un’intensità parecchio alta anche nel loro ultimo disco The Killer. In occasione dell’unica discesa italiana prevista per il loro tour europeo – quella verso l’Arci Bellezza di Milano, nello specifico – abbiamo mandato qualcuna delle nostre domande al nomade fondatore-cantante Simon Bonney, perno del progetto partito da Sidney nel 1977. Alcune di esse hanno ricevuto risposta, dandoci un quadro di quel che ci potrà aspettare dal vivo, calati nel rollio delle loro onde sonore. Questo è il frutto del nostro scambio epistolare.
Ciao Simon, molto piacere e grazie mille per esserti preso il tempo per rispondere alle nostre domande. Sarò onesto, ho 44 anni e non avevo mai ascoltato i Crime & The City Solution fino allo scorso anno. Fin dall’inizio, però, mi hai dato l’impressione di una barca poco appariscente, forse decadente ma sicura, sulla quale trovare spazio, pace ed un equipaggio pronto a scarificarsi. Quando hai capito che era giunto il momento di ormeggiare a Berlino e perché con Martin J. Fiedler? Come hai capito che il luogo e le persone erano adatte a diventare il tuo porto?
Simon Bonney: Come in molte occasioni positive nella mia vita, il caso ha una valenza importante. Martin J. Fiedler si è presentato a noi come proprietario di uno studio ed ingegnere, ed ha finito per diventare il membro della band, considerando il suo enorme contributo allo sviluppo del disco e il nostro piacere di lavorare con un grande produttore. Come un porto, Berlino sarà sempre parte dei Crime e viceversa: è un luogo dove vivere è tanto facile, una città dove vige il vivi e lascia vivere.
Paradise Discotheque, American Twilight, The Killer. Tre album in 33 anni, tre album stupendi. Quando hai capito fosse il tempo di tornare in ballo ed iniziare a registrare di nuovo?
A volte sembra che ci sia qualcosa che devo fare. Quando o quanto spesso è sempre un mistero per me, ma sento che è qualcosa che continuerò a fare in futuro: adoro suonare con questa formazione e penso che abbiamo ancora alcuni dischi speciali da realizzare.
The Killer è un disco intenso, doloroso e vivo, completamente fuori dal tempo. Quest’anno ho sentito diverse urla da progetti che volgono in quella direzione di intensità, come ad esempio Bärlin e Alpha Strategy. Credi la musica possa ancora (o sia mai stata) una terapia da condividere per chetare i nostri demoni, lasciando che il pubblico colori la propria vita con essa?
Sì, la musica aiuta a dare senso alle mie esperienze (ed è una buona amica per accompagnarci attraverso i differenti livelli della nostra esistenza).
Dal 2022 siete tornati dopo diversi anni ad esibirvi dal vivo. Che tipo di pubblico avete trovato sotto ai palchi? Una coriacea presenza di fan storici oppure vi siete ritrovati in un altro mondo? Che tipo di reazione avete avuto dal pubblico finora?
Un misto di persone che ci videro negli anni Ottanta, persone che ci hanno scoperto dopo il crollo della formazione berlinese ed una parte più giovane che non era ancora nata ai tempi della registrazione di Paradise Discotheque.
Crime & The City Solution nacque come nome da un tuo sogno di 46 anni fa. Ti ricordi ancora cosa sognasti? A posteriori, di quel sogno, ricordi altro oltre al nome? C’erano altri segni di come le cose sarebbero potute andare?
Non ricordo altro del sogno, solo che in qualche modo era connesso con il lavoro di mia madre come criminologa.
Melbourne, Londra, Berlino, Vienna, Los Angeles, Detroit, Canberra, Detroit, Berlino. Con Bonnie e i Crime & The City Solution vi siete mossi spesso, sempre lavorando per connettere gruppi di musicisti in maniera da operare come leader dei Crime & The City Solution? Con Forever and Everyman, al contrario, ti esponesti con il tuo nome. Perché questa decisione poi tornasti a riformare la band? Cosa fece ripartire il bisogno nel 1990?
Sembra che abbia bisogno di viaggiare, vedere nuovi luoghi, trovarmi in situazioni nuove. Mi sento molto privilegiato ad aver incontrato determinate persone attraverso gli anni, anche delle più remote comunità indigene.
The Killer è un disco che colpisce per la sua intensità e che contiene alcune grandi canzoni. È un disco nel quale forse si lavora per sublimare la tragedia nella bellezza. Credo che l’aggressione, l’oppressione e l’omicidio siano sfortunatamente sempre stati inerenti al mondo animale e anche agli uomini, che non avendo lo strenuo bisogno di operare in questo senso per la loro sopravvivenza, lo fanno per scelte discutibili, che caratterizzano l’intera nostra specie. The Killer è la razza umana o sei partito da pensieri diversi?
The Killer è un uomo che voleva appartenere, voleva credere, arrivando poi ad accettare che la fede non risponde alle sue domande né gli dà lo scopo che cercava.
Ho visto che in questo tour sarete accompagnati da Joshua Murphy sia come membro della band (al piano ed alla chitarra) sia come artista d’apertura. Da quanto tempo suona con i Crime & The City Solution? Cosa pensi del suo lavoro solista?
Joshua ha iniziato a lavorare con noi alla fine delle registrazioni e ora è uno dei membri centrali della band. Il suo contributo è perfetto per i Crime (ed è un’ottima persona, per giunta). Credo che il suo lavoro da solista sia ottimo e il suo show come solista sia perfetto come apertura per i Crime.
Che tipo di concerto dobbiamo aspettarci per il 4 dicembre a Milano? Con che formazione e che strumentazione scenderete in Italia?
Saremo un quintetto e suoneremo un mix di brani vecchi e nuovi.