COSMONAUTS DAY, Path Of The Restless
La Russia bussa con forza alle porte della scena post e fa sentire la sua voce all’interno di un panorama sempre più agguerrito e concorrenziale. Questa volta tocca ai Cosmonauts Day da Mosca, una formazione dedita a una miscela di post-metal strumentale dai forti rimandi post-rock, shoegaze e psichedelici, per un linguaggio non proprio inusitato eppure provvisto di una buona personalità. Al fianco di una solida preparazione strumentale e di un piglio deciso che non tralascia alcun particolare né si affida al caso, sia in termini di scrittura sia di scelte sonore, i Cosmonauts Day dimostrano un’invidiabile apertura mentale e un background quanto mai ricco e poliedrico. L’unione di crescendo, cavalcate dal flavour psych e solido riffing metal aggiunge colori alla scrittura di una band che non ama troppo il minimalismo fine a se stesso, neanche quando le atmosfere si dilatano e le note restano sospese a offrire profondità all’insieme. L’ingrediente segreto dei Cosmonauts Day, ciò che rende quest’album consigliabile agli amanti del genere, è la prevalenza del retrogusto metal che emerge in tutta la sua forza già nella seconda traccia “The Art Of Being Nothing”, per un’esplosione di energia che proietta il brano verso una forma di ibridazione quanto mai appetibile e convincente. Se fin troppi gruppi simili preferiscono marcare quanto più possibile il distacco da certe radici non proprio trendy, i russi sembrano volerle riaffermare con convinzione, senza per questo rimanere legati a forme incompiute o da illuminati in ritardo sui tempi. Piuttosto, Path Of The Restless si impone per gran parte della sua durata come solido esempio di avant-metal strumentale evoluto e ricco di riflessi, contiguo al post-rock di cui è innegabilmente imbevuto, ma lontano da eccessive leziosità o pretensiose sbrodolature auto-referenziali. La presenza di alcuni momenti in cui purtroppo ci si allinea agli schemi imperanti (vedasi la stucchevole “Satellite”) lascia ancora in piedi qualche legittimo dubbio e smorza un po’ gli entusiasmi. Se la band saprà mantenere in primo piano e far progredire l’interessante miscela di cui scrivevamo poco fa, potremo parlare di una realtà capace di aggiungere anziché limitarsi a rimescolare le carte in tavola, altrimenti saremo di fronte all’ennesima promessa mancata. So far, so good…