CORPSESSED, Impetus Of Death
Secondo disco a lunga durata per i finlandesi Corpsessed, a distanza di ben quattro anni dal precedente e dopo qualche cambio di formazione. La linea del gruppo capitanato da Matti Mäkelä (chitarre) non è però molto cambiata: sempre con death metal molto putrido e ultrabaritonale abbiamo a che fare e – per essere più specifici in un genere ramificato come un corallo – con gli Incantation come canovaccio. È una sottomarca di death metal che negli ultimi anni ha evangelizzato le masse: personalmente non è la mia preferita (eccettuando gli originali), a causa di una mancanza d’impatto che spesso falcidia i gruppi che le appartengono. Si tratta di scelte artistiche, ovviamente, ma la monotonia delle atmosfere opprimenti dopo un po’ mi tuffa nella noia. I Corpsessed tutto sommato si difendono: i suoni sono sufficientemente definiti, sebbene la voce sia così bassa di tonalità e frantumata nel mix da essere quasi evanescente. Più vincenti le parti rallentate, che risentono forse dell’esperienza di Mäkelä col funeral doom di Tyranny e Profetus. Sono momenti in cui si inserisce spesso la chitarra solista, che diventa vitale per segnare il cambio di umore e spezzare l’uniformità generale. Il disco piacerà molto comunque, lo so: qui il pane per chi ha i denti adatti non manca di certo.