CONTAMINATED, Final Man

Gli australiani Contaminated, dopo un paio di ottimi demo, ci regalano il primo full length, ed è subito putrefazione e morte. Fa le presentazioni una copertina che mi ricorda oscuri sette pollici e nastri dei primissimi anni Novanta, poi i Contaminated ci accompagnano nel loro regno di dissoluzione. Il loro death metal, pastosissimo, ultra gloomy e che non disdegna rallentamenti infernali, deve molto alla Finlandia, da sempre rappresentante di questa declinazione del genere. Una voce grugnesca e gutturale, bassissima e muscolare, decanta l’orrore delle tenebre più nere. Le chitarre sono lugubri e in alcuni passaggi quasi doom death: suonano davvero sinistre come se a un certo punto tutto dovesse precipitare in un baratro, e in effetti ciò accade quando innestano tempi velocissimi, con blast beat a mitragliatrice e doppia cassa. Il risultato è un album micidiale, lugubre. Uno dei punti di forza è come tutto è stato registrato e mixato. Non c’è traccia di alcun artificio o trucchetto da studio. Qui tutto suona vero, un magma di pus nauseabondo che vi si rovescerà direttamente in faccia. Non posso fare altro che inchinarmi di fronte ai Contaminated.