COMMON EIDER, KING EIDER, A Wound Of Body

COMMON EIDER, KING EIDER, A Wound Of Body

I Common Eider, King Eider sono nati nel 2007 come progetto sperimentale di Rob Fisk (Badgerlore, Six Organs Of Admittance,7 Year Rabbit Cycle, ex-Deerhoof). Scavando tra le scarse e frammentarie informazioni reperibili, sembra che il primo disco How To Build A Cabin (Yuk Yak, 2007) fosse stato registrato tra le montagne scozzesi, mentre per il secondo Figs, Wasps And Monotremes (Root Strata, 2008) Fisk fosse arrivato fino in Alaska. Il richiamo del glaciale Nord è un elemento centrale, tanto che l’etichetta d.i.y. collegata al gruppo si chiama Caribou People, come gli aborigeni Inuit che vivono all’estremità settentrionale del Canada. È però San Francisco la base reale dei CEKE, che dal 2010 si sono allargati a quattro elementi, virando sempre più verso oscure sonorità drone. Da allora in poi si sono susseguiti diversi cambi di line-up, fino a quella attuale che vede accanto a Fisk anche Vicky Fong, Andrew Weathers, Blaine Todd e Andee Connors (che suonava negli A Minor Forest, era co-proprietario dello storico negozio di dischi Aquarius e possiede tuttora l’etichetta Tumult).

L’immaginario del gruppo sembra avere grande affinità con molti dei temi che animano il dibattito attuale sull’Antropocene. In poche parole, le discipline scientifiche e umanistiche per una volta si sono date la mano nel riconoscere l’impatto devastante del nostro modo di vivere sul pianeta. L’avanzata dei grandi cambiamenti climatici, del riscaldamento degli oceani, della desertificazione e dell’inquinamento ci trasmettono un senso di irrevocabilità che ci porta dritti verso scenari apocalittici. Il filosofo francese Bruno Latour sostiene che la malattia della modernità risiede nell’aver separato qualcosa che separabile non è: la natura dalla cultura. L’essere umano deve dunque riposizionarsi. In questo senso, il doppio album dei CEKE A Wound Of Body/A Wound Of Earth calza a pennello: una ferita del corpo è anche una ferita della Terra, c’è un legame inscindibile tra noi e il pianeta che non possiamo eludere.

Le questioni ambientali sono sempre state centrali per il gruppo americano, insieme alla sua forte vocazione rituale. In questo primo capitolo, A Wound Of Body (che esce per Sentient Ruin negli Usa e per Cyclic Law in Europa), si prosegue il percorso tracciato dall’album precedente, Shrines For The Unwanted, Respite For The Cast Aside (2017). Le atmosfere sono rarefatte e i tempi dilatati. Le cinque tracce dipingono scenari quasi immateriali, popolati da presenze inquietanti. Le voci (processate attraverso effetti) sono come folate di vento gelido su cui si innestano ora un violino, ora una chitarra, che danno vita a dei lamenti, ultime vestigia di un mondo umano ormai quasi inghiottito dal nulla. I CEKE stanno sottraendo sempre di più, gli spunti post-rock o noise sono ormai un ricordo. Rimangono i rumori prodotti con strumenti non tradizionali, ma sempre più in sordina. I loro live sembrano veramente una sorta di preghiera-meditazione, ed è da rimarcare come la forte spiritualità non impedisca loro di essere apertamente anti-Trump, critici del sistema capitalista e a favore delle diversità. Certo, fuori da quel momento rituale in sé che è il concerto A Wound Of Body non è un disco per tutte le occasioni: per entrare in connessione bisogna trovare il momento adatto, e anche un buon impianto con cui ascoltarlo.