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COLLARS, Tracoma

I Collars sono stati protagonisti (insieme ad un altro gruppo di schiacciasassi, i Dogs For Breakfast) dell’ultimo concerto a cui ho potuto assistere prima del lockdown. Parafrasando un passo di Stefano Benni in “Elianto”, forse ad ognuno di noi alla nascita viene concesso un bonus di decibel a disposizione e, quella sera di gennaio, mi sono preso una sbornia sonora tale da giocarmi tutto il credito.

A distanza di sette pesantissimi mesi mi ritrovo ad ascoltare Tracoma, il disco d’esordio del gruppo bolognese uscito per Karma Conspiracy Records, lavoro che conferma l’ottima impressione avuta dal vivo, nonché la sensazione di trovarsi al cospetto dei nuovi Breach. Sì, perché i Collars sono riusciti nella difficile impresa di ottenere l’unione malsana di punk, noise, sludge, post-metal e disagio che caratterizzava la band svedese, della quale è possibile sentire l’eco nelle progressioni monolitiche di “Cumuli” e nelle suggestioni oniriche di “Livido”.

L’opener “Osmio”, il cui titolo – non a caso – fa riferimento ad un elemento chimico di transizione presente solo in alcune leghe metalliche, ben si presta come manifesto artistico della band, presentandoci un sound che oscilla tra impulsività hardcore, destrutturazioni cerebrali e atmosfere allucinate. Del resto, il progetto stesso è frutto di una riuscitissima sintesi tra il math-noise dei Nadsat – vale a dire Alberto Balboni alla batteria e Michele Malaguti alla chitarra – e il post-metal dei mai dimenticati Ornaments, qui rappresentati da Davide Gherardi alla chitarra e da Enrico Baraldi al basso e in cabina di regia (registrazione e produzione).

Con queste premesse è facile intuire che gli amanti di percussioni selvagge, riff sanguigni e basse frequenze che più ombrose non si può, troveranno pane per i loro denti. Tuttavia, in Tracoma a dominare è l’elemento cinematico: le sei tracce che compongono l’album appaiono come capitoli di un’unica narrazione in cui le mutevoli sensazioni e le inquietudini dei musicisti vengono espresse dall’alternarsi di momenti di stasi ed esplosioni sonore in grado di dare sfogo a tutta la tensione accumulata.

Il tracoma in medicina è una patologia degli occhi di origine batterica molto contagiosa e che può portare alla cecità. Si tratta forse di una metafora per un mondo dove in troppi abbandonano la ragione per lasciarsi influenzare da chi diffonde odio e paura? Il disco è completamente strumentale, quindi starà a voi e alla vostra sensibilità interpretare le sue oscure trame. Ad ogni modo, apprezzerete appieno il potere catartico della musica dei Collars dal vivo, lasciandovi semplicemente trascinare dalla loro energia e senza preoccuparvi troppo del vostro credito di decibel.