CLAUDIO ROCCHETTI, Goldberg Variations [+ full album stream]
Misurarsi con la musica di Johann Sebastian Bach può sembrare un’idea folle, confesso di averlo pensato per un attimo. Claudio Rocchetti però ci tiene a precisare una cosa, in inglese nella cartella stampa: I feel there’s an actual risk of ruining perfection in all this: yet, isn’t it part of the work of an experimental musician? Come dargli torto… il suo compito quindi, il suo obiettivo, è quello di proporre un qualcosa che sia il meno codificabile possibile ancora oggi: questa volta prova a rimettere in discussione l’idea comune di bellezza in musica, il canone estetico storicamente accettato, partendo da un lavoro che già ai tempi non risultava certo semplice. Quindi l’idea di reinterpretare a suo modo queste celebri, ed affascinanti, composizioni per clavicembalo – le complesse Goldberg Variations, BWV 988, opera del compositore tedesco più di due secoli e mezzo fa, ricordiamolo… – non fa che confermare lo status di musicista sperimentale che Rocchetti s’è costruito nel tempo, passando dal suonare coi 3/4HadBeenEliminated ai più regolari In Zaire, alle prove soliste, compresa la pubblicazione di alcuni libri, uno sulle cassette, uno sui loghi di band metal, un altro ancora di poesie.
Il contenuto in questo caso è praticamente una sorta di vestito nuovo che si basa sulle parti originali, Rocchetti, contattato in proposito, specifica: Lavoro tramite nastri e Revox su varie versioni storiche delle variazioni, sulle versioni elettroacustiche dei pezzi con registrazioni di piano suonato da me che seguono comunque il concetto delle variazioni. Il surplus è questa generale atmosfera tetra e malinconica, e va peraltro sottolineato che un forte senso di decadenza si avvertiva già nel precedente Memoria Istruttiva, prova potente e quasi apocalittica. Rocchetti in pratica ci accompagna nel suo mondo immaginario fatto di letture, riflessioni e ascolti il più profondi possibile, quasi un contraltare alla nota passione per l’heavy metal. Siccome lui ama mescolare le due cose e non si cura certo di rafforzare le barriere tra generi, con questo Goldberg Variations dimostra che c’è sempre la possibilità di occuparsi di cose serie in una certa maniera, risultando credibili e senza però stare troppo a questionare sui vari aspetti estetico-compositivi. Quello che conta è saper apprezzare quelle musiche e saperle riattualizzare senza sembrare presuntuosi o maldestri. Il pericolo qui, per fortuna, è ampiamente scongiurato.