CHRYSTABELL & DAVID LYNCH, Cellophane Memories
Dalla Blue Rose Task Force dell’FBI, nei panni dell’agente speciale Tammy Preston – sì, quella a cui Diane intimava Fuck you, Tammy – e ovviamente del capo Gordon Cole, Chrystabell & David Lynch tornano ad agire in team per il primo album co-firmato, realizzato in quel di Los Angeles. Non serve ricorrere al metodo tibetano per riportare in superfice alcuni indizi. Uno: a parte la collaborazione per la colonna sonora di INLAND EMPIRE, il regista del Montana aveva già messo le mani come produttore e autore sui dischi dell’attrice e modella texana, prima nota come Chrysta Bell, nello specifico su This Train del 2011 e sull’ep Somewhere In The Nowhere del 2016. Due: proprio durante la lavorazione di quest’ultimo, Lynch aveva pensato di arruolare la sua musa nel ricco cast della terza stagione di Twin Peaks, dove i due oltretutto, come ricordavamo all’inizio, recitavano spesso fianco a fianco. Tre: Cellophane Memories è un titolo che non può non farci pensare a Laura Palmer, morta, avvolta nella plastica.
Che anno è, nell’avvincente metanarrazione? Dovrebbe essere il 2024, ma non ce ne importa niente, tanto tutto va a rotoli da quando è scomparso Phillip Jeffries ed è venuto meno David Bowie. Se da solista Bell, quando supportata da altre spalle, da John Parish a Christopher Smart, si è mossa in territori maggiormente rock e synthpop, qui riprende a farsi giocoforza terribilmente lynchiana, cioè proiettata su un dream pop elegante ed atmosferico che vorrebbe candidarla a erede dell’inarrivabile Julee Cruise, scomparsa come Angelo Badalamenti nel corso di quel 2022 che è stato l’affondo dell’universo sonoro twinpeaksiano. Cellophane Memories – che esce su Sacred Bones come le due magnetiche prove di blues del solo Lynch anni orsono – è una sfera d’oro che parrebbe ricrearlo in vitro, tale universo, sin dal videoclip del claudicante singolo trip doom “The Answers To The Questions”, quasi un’emanazione dalla Loggia Bianca.
Leggiamo che l’origine di Cellophane Memories deriva da una visione che Lynch ha avuto durante una passeggiata notturna in una foresta di alberi altissimi, sulle cui cime ha scorto una luce brillante che, per lui, aveva la cadenza della voce di Chrystabell e gli ha rivelato un segreto. Nelle parole di lei, l’album contiene invece molti portali che vengono lasciati aperti. Viviamo in un sogno. Le dieci tracce in programma si affacciano sul flusso di incoscienza spostandosi dal soundscape melò di “The Sky Falls” all’elettricità con vocals in reverse di “You Know The Rest”, dalla trascendenza di “So Much Love” al classicismo riverberato di “Two Lovers Kiss”, dalle sperimentazioni dark di “Reflections In A Blade” alla soffusa conclusione pervasa di romanticismo di “Sublime Eternal Love”. Sembra di procedere mano nella mano con loro due, tra innumerevoli, traslucide stratificazioni canore – ecco a cosa si riferisce in realtà il titolo Cellophane Memories – e soundscape occulti, nel fitto della vegetazione. Il rumore si è trasformato in musica e le note hanno dei sentimenti, ma non ci sono risposte alle domande. Ed è forse questo il segreto del mistero – dell’esistenza, a volte della morte, dei boschi, per citare La Signora Ceppo – e dell’arte che sboccia per evocarlo.