CHLOE YU NONG LIN, Pi Sound
Il pipa è uno strumento tradizionale cinese, una specie di liuto a quattro corde: di origine antichissima, viene suonato ancora oggi, sia pure con una tecnica differente rispetto alle origini, ovverosia pizzicandolo con le dita anziché usando un plettro. Chloe Yu Nong Lin viene da Taiwan e il disco in questione è stato registrato durante la sua permanenza a Chicago, poco prima che l’artista facesse rientro nel paese d’origine: su alcune sue vecchie improvvisazioni ne sono state sovraincise altre, assieme a tenui pennellate di elettronica che non pregiudicano la centralità del pipa, anzi ne esaltano la profondità del suono e la caratteristiche del timbro.
Chloe utilizza tecniche mutuate dalla tradizione (uno strumming vicino a quello del flamenco, il percuotere la cassa armonica) e altre meno ortodosse in movimenti che suonano vigorosi, lontani dalle mollezze new age delle musiche da sauna a cui spesso accostiamo certe sonorità. A tratti la dinamica pare persino sgraziata, soprattutto nei cambi di direzione repentini: sembra di assistere ad un continuo spostamento fra richiami di un repertorio tradizionale e riferimenti alle avanguardie occidentali del novecento, dimostrando un’attitudine all’improvvisazione che in più punti fa persino pensare al jazz.
Rispetto a Jozef Van Wissem, un altro che ha operato un processo di attualizzazione su uno strumento a corde relegato alla tradizione o – peggio ancora – al folklore, Chloe porta a compimento un’operazione più radicale, adottando una prospettiva basculante lungo la direttrice Oriente-Occidente in cui si sovrappongono linguaggi e tradizioni in un viaggio lontano dalla percezione comune di “struttura” ritmica o armonico-melodica.