CHILDREN OF ARTISTS, Ballad Of The Liar’s Tongue
Dal sorprendente catalogo della Cleveland Tapes ecco un’altra meraviglia: l’esordio di Children Of Artists con Ballad Of The Liar’s Tongue, a firma della polistrumentista e artista multimediale Chris Szajbert in combutta con due figure importanti della scena avant-black americana come RA Washington, già mentore e fondatore del geniale collettivo Mourning [A] BLKstar, affiancato dalla vocalist e sodale LaToya Kent. Ad accompagnarli, inoltre, musicisti del giro Don Giovanni Records e Cleveland Tapes come David MacClauskie (basso e slide), Peter Saudek ai synth, Edward Sotelo (chitarre acustiche) e Neil Chastain alle conga.
Musica di ricerca acustica sofisticata, d’ambienti rarefatti, estremamente sensuale (bellissima la copertina di e con Chris in stato di grazia) ed è un po’ come se quel meraviglioso suono del trio gallese conosciuto come Young Marble Giants fosse trasmigrato da Cardiff, 42 anni dopo Colossal Youth, a 10.000 chilometri di distanza in quel di Cleveland, Ohio, per riportare in auge una vibrazione struggente, moderatamente sperimentale, umbratile, che con amore s’impossessa dell’ascoltatore.
Un prezioso gioiello uscito nel 2022 in questo ambito e di cui avevamo parlato era stato il Tara Clerkin Trio da Bristol ed anche ora con Children Of Artists tre musicisti (la chimica del trio, con una preponderanza concettuale palesemente “al femminile”) ci proiettano in un cono d’ombra fin dai battiti dell’incipit “Life Long Demands” e il suo sound liquido, amniotico, con la voce di Szajbert portale verso un viaggio caldo nell’oscurità più intima fino all’avvertimento finale: so good-so good- wake up-wake up-wake up!
In “My Deja Vù” la slide di David MacCluskie disegna fantasie astratte sulla voce incantata ancora di Chris Szajbert, mentre è quella di LaToya Kent, autrice di tutti i testi assieme RA Washington, a prendere il sopravvento nella seguente “Unisex Flex” con attitudine neo soul à la Mourning [A] BLKstar, sostenuta dalla chitarra elettrica distorta di RA Washington che gioca in libera uscita all’interno di un album dal tono e dalla natura apparentemente pacificata, infatti poi arriva “Garden Juke”, una ballata dolce e sensuale così esplicita da far arrossire, chissà, anche l’audace Jane Mallory Birkin.
“Mental Mice Nights” sembra una qualche out-take di Heaven Or Las Vegas by Cocteau Twins, poi arrivano altri due pezzi belli stranianti come il sussurrato “I Told You UFOs Were real” e “P.S.”, con anche una versione video da non trascurare per apprezzare l’aria che tira da quelle parti, e si giunge con le svisate spagnoleggianti della chitarra acustica di Edward Sotelo alla title-track, “Ballad Of The Liar’s Tongue” (che sembra il titolo perfetto per un brano di King Crimson), e sono semplicemente stupore e meraviglia a rapirci.
RA Washigton torna protagonista con la sua chitarra elettrica nella ballata up-tempo e senza tempo “The Westerns” in un viaggio, via dal gelido Ohio, attraverso il deserto californiano.
Chiude l’album “For When We Are Young”, un pezzo che sarebbe stato clamorosamente perfetto per la voce di Tracey Thorn e la chitarra di Ben Watt/Everything But Girl degli esordi… come dire che si chiude il cerchio mentre la sospensione di certi ricordi giovanili rimbalza nel petto dell’audace, sentimentale ascoltatore che s’imbatte nella musica senza tempo, eh sì l’ho già detto ma è proprio così, di Children Of Artists. Morale: da sentire mille e una volta nelle prossime fredde, molto fredde notti invernali e che dio ce la mandi buona, alta e bionda e/o alto e biondo certamente!
P.S.: per eventuali collezionisti/feticisti gentili è possibile ordinare alla Cleveland Tapes la cassetta High Bias da 45 min. di “Ballad…” con la copertina disegnata a mano da Chris Szajbert, beh sì, insomma, io la sto già aspettando.