CESARE BASILE, Cesare Basile

Cesare Basile

Se Cesare dedica il disco alla madre e utilizza come titolo il proprio nome, vuol dire che il cuore è ancora più carico e ha bisogno più del solito di immettere in circolo desideri, paure e prese di posizione, concretizzate e condensate grazie a un talento che avrebbe dovuto ormai renderlo un protagonista fondamentale della musica italiana tutta, nel senso più ampio del termine. Ci aveva già lasciato pasteggiare col suo sangue e la sua anima in tutti i dischi precedenti, ma in questo caso ci si addentra oltre il possibile, al centro del suo universo, perfetto esempio di tutti i centri degli universi in cui la gente soffre, in cui ci sono una cultura da salvare, guerre da combattere, anime da illuminare, uomini da rifare. La Sicilia (e i suoi miti, i suoi limiti, i suoi veri valori) è la protagonista di ogni pezzo. Quasi esclusivo l’utilizzo del dialetto, la tempra è acustica e amara quanto la radice culturale può renderla. Si compone man mano un quadro di vite, sogni, sonni della ragione e inni per chi il cuore ha deciso di dividerlo con tutti quelli che lo meritano e (fondamentale) vuole salvare un piccolo pezzo di mondo perché vale tanto quanto una galassia intera. Tra concerti, lotta “vera” con la questione del teatro Coppola e l’impegno profuso per l’Arsenale, Cesare ha deciso di essere in prima linea in tutti i sensi e, nel frattempo, ci regala un disco splendido che dovrebbero trasmettere a ripetizione a reti televisive e radiofoniche unificate per ricordarci qual è la potenzialità dell’essere umano quando decide di puntare al dio che è dentro di sé.

Racconta Cesare: Queste canzoni sono cresciute da sole, in Sicilia, fra la polvere di cantiere di un teatro occupato. Non avevo tempo per suonare la chitarra. Dovevo impastare il cemento, dare la calce ai muri, passare linee elettriche. Evitare che gli idioti e gli infami mi rovinassero il piacere di ignorare il Potere. Sono cresciute da sole, senza strepiti, senza smanie o affanno, determinate a venir fuori quando sarebbe stato il momento. Poi, in estate, mi sono seduto, ho passato di nuovo sulla chitarra le mani secche di tanta polvere, e ho cominciato a suonarle queste canzoni. Non credo neanche di averle scritte, o, se è successo, è successo talmente in fretta da non rendermene conto. 

Perché l’impegno a vivere non lascia il tempo di razionalizzare, c’è solo il tempo di rendersi conto che la libertà la si deve ancora e sempre conquistare, senza sconti o scorciatoie. A guardare dall’alto, non le vedi le schiene spezzate sotto i colpi di mezzi favori i signori seduti al caffè consumare il diritto di pochi a marchiare le carni con un ferro di riconoscenza e una stretta di mano ma nel buio di ogni seme c’è il segno di una sorte rappresa nei canestri dei boia non lo vedi dall’alto.

Oltre alla versione in cd, il vinile sarà doppio e uscirà per la collana ”In Vinile” (direttore artistico lo stesso Cesare) della Viceversa Records e conterrà Le Ossa Di Colapesce, reinterpreazione acustica di canzoni già pubblicate nei dischi passati. Tutto quanto è stato prodotto e suonato da Cesare Basile, Luca Recchia, Massimo Ferrarotto, Rodrigo D’Erasmo, Enrico Gabrielli, Andrea “Fish” Pesce, Marcello Caudullo, Marco Iacampo, Guido Andreani.

Tracklist

01. Introduzione E Sfida
02. Parangelia
03. Canzoni Addinucchiata
04. Nunzio E La Libertà
05. Marilitta Carni
06. Minni spartuti
07. L’Orvu
08. Caminanti
09. Lettera Di Woody Guthrie Al Giudice Thayer
10. Sotto I Colpi Di Mezzi Favori