CEREMONY, Zoo
Andare per la propria strada.
Fa una certa impressione registrare un dato: l’hardcore-punk può ancora rinnovarsi per opera di entità come i californiani Ceremony. In tempi dove le coordinate pop si mescolano senza sosta, nel continuo incesto di stili globalistico, Zoo mette sul piatto una cosa semplice: canzoni umbratili con attacco al vetriolo e dal piglio vagamente british, né più né meno. Prendere o lasciare, insomma. Noi prendiamo, consapevoli del fatto che la formula è di quelle abusate ma di fatto sempre senza tempo. Anche perché il quintetto, arrivato al quarto album in studio, non si cura di sembrare cool (Iceage, tanto per fare un nome) e prosegue per la sua strada approntando un viaggio invero piacevole (“Repeating The Circle”). Post-punk con cognizione di causa, allora, a volte imbevuto di sentori sixties (“Quarantine”), che vira pensoso in “Nosebleed”, con un incedere pachidermico senza l’indolente foga di un King Buzzo e il canto declamatorio e debosciato che conquista. Il linguaggio contemporaneo del rock and roll: “Brace Yourself” ha quelle chitarre che lacrimano ed esplodono proprio al momento giusto. Coda misteriosa, poi, quella di “Video”, dove notturni clangori fugaziani appaiono come fantasmi irrequieti, e lì si capisce qual è il vero sostrato del gruppo. Questa è solo una delle tante facce che mostrano i Ceremony, veri professionisti dell’atmosfera. Magari non conquisteranno le platee di mezzo mondo, ma intanto dimostrano di sapere bene quello che amano, e compongono dell’onestissima musica con i fiocchi. Promossi.
Tracklist
01. Hysteria
02. Citizen
03. Repeating The Circle
04. World Blue
05. Quarantine
06. Brace Yourself
07. Adult
08. Hotel
09. Ordinary People
10. Nosebleed
11. Community Service
12. Video