CELESTE, Assassine(s)
Sui Celeste abbiamo già detto tutto, non servono spiegazioni. Qualcuno scrive che sono ripetitivi, per me invece questo è avere un’identità: sono sé stessi, riconoscibili (tanto che hanno imitatori), fanno ancora male, basta ascoltare il primo pezzo di Assassine(s) (“Des Torrents De Coups”), triste, malvagio e furibondo allo stesso tempo, quello che i Celeste sono da sempre, fondendo screamo e black metal. Ci sono nostri amici che non si lamentano dei Motörhead, dei Cannibal Corpse, dei Marduk, degli Amenra e dei Total Chaos, e io non mi lamento dei Celeste, per capirci. Sì, è vero, applicano la loro formula magica senza troppe variazioni lungo tutto il disco, come se dipingessero ogni volta gli stessi soggetti, e del resto proprio a livello di artwork e video tendono a proporre un immaginario circoscritto, che tocca dei tabù e mi ha sempre disturbato non poco. In questo Assassine(s) li trovo per certi versi più definiti e potenti (merito del produttore Chris Edrich?), più fantasiosi con le percussioni e con più Meshuggah e Gojira in corpo (“De Tes Yeux Bleus Perlés”, “Il A Tant Rêvé D’Elles”, una superlativa “Le Coeur Noir Charbon”). C’è anche uno struggente entr’acte – nemmeno questa una novità – tra l’ambient e lo strumentale che scongiura ulteriormente la noia.
Vediamo adesso dove riesce a farli arrivare la Nuclear Blast, con tutto che mi spiace che non siano più su Denovali.