CELER, Sky Limits

CELER, Sky Limits

Commetto un peccato mortale citando un comunicato stampa, quello di Baskaru per l’esattezza: “This album is a reflection on the evanescent nature of memories, dreams, and reality”. Questa è una frase che va benissimo per molti dischi ambient degli ultimi anni. In pratica è la foto di famiglia di Marty McFly nella quale pian piano tutti spariscono, solo non spaventosa. Non è dark ambient, non fa paura: ci si riferisce più spesso a una specie di condizione tra sonno e veglia, di giorno, con qualche consolante raggio di sole. Will Long (Celer, già sentito su Glacial Movements) è un maestro quando si tratta trasmettere queste sensazioni vaghe e indefinite, partendo da una quotidianità banale, da cui – tanta è l’ipnotica ripetizione dei gesti – si finisce pian piano per scollegarsi (qui registrazioni della sua vita a casa e sui treni in Giappone): linee di synth lucenti e malinconiche, vibrazioni di uno strumento a corda protratte e sospese all’infinito, una sorta di shoegaze incorporeo, trasfigurato appunto in chiave ambient. A tratti commovente (“Equal To Moments Of Completion”), ma ne stiamo cominciando a sentire davvero a sufficienza.

Tracklist

01. Circle Routes
02. Making Tea Over A Rocket Launch Broadcast
03. In Plum And Magenta
04. On The Shinkansen Leaving Kyoto
05. Tangent Lines
06. Back In Kawaramachi, Kyoto
07. Equal To Moments Of Completion
08. A Morning
09. Wishes To Prolong
10. An Evening
11. Attempts To Make Time Pass Differently