CÉCILE SERAUD, Xaos
Musicista bretone diplomata in conservatorio alla chitarra classica, apre per sé stessa un mondo nell’istante in cui decide di acquistare un pianoforte. Nel 2020 debutta con Shoden, album salutato calorosamente da critica e pubblico, che citano Yann Tiersen, Múm ed Arvo Pärt come riferimenti. Per il suo secondo lavoro, Xaos, Cécile sceglie un terzetto di collaboratori: Thomas Poli alla chitarra elettrica, DJEN al violoncello e Gaëlle Kerrien alla voce, per raccontare un’epoca e le sue fratture o, citando Albert Camus: “Creare è anche dare una forma al proprio destino”. Complicato a questo punto mantenere le promesse senza scivolare in quella che potrebbe essere una svenevole romanticheria, uno slancio emotivo difficile da dosare in un mondo come quello della musica neo-classica, nel quale eccellere è molto complicato e il rischio è di inabissarsi nella mediocrità dei cestoni delle offerte. Xaos impiega qualche brano a girare, ma quando prende il ritmo inanella brani toccanti, lirici e luminosi. “La Part Des Anges” e “Sky Walker” decidono di utilizzare elementi semplici, contando su un impatto emotivo forte e su una manifattura sincera. Quando i tempi poi si dilatano, come nella houellebechiana “La Possibilité D’une Île”, perdiamo la concezione di termini come realtà, onestà, suggestione, rimanendo sul baratro fra l’abbandono ed il distacco. È una scelta che però i tasti di Cécile rendono sempre più difficile, ficcanti ed abili a far crollare le nostre barriere. Non ci resta quindi che viaggiare, il golfo di Biscaglia davanti a noi, Cécile a suonare, il vento sul cappotto e dentro al bavero un cuore commosso da piccoli tasti di legno. Troveremo tutti i nomi citati come riferimenti artistici ma anche una buona dose di personalità, alcune perle, bivi da affrontare in futuro (come ad esempio l’utilizzo della voce, soltanto accennato) e l’impressione di aver impiegato bene il nostro tempo nonostante tra le mani non ci rimanga nulla, solo musica come refoli di vento.