CAYMAN THE ANIMAL + THE DINASYT, 17/10/2014
Ancona, Glue-Lab.
Ad aprire la serata ci pensano i Dinasyt di Osimo, gente che fa del punk-rock la propria ragione di vita e non si preoccupa troppo se l’originalità non è troppa, del resto sono i primi ad ammettere di rubare l’armamentario ai numi tutelari del genere, siano essi di stanza al CBGBs come i Ramones, a Detroit come Iggy e gli Stooges o in California, con tanto di strizzata d’occhio al periodo d’oro della Epitaph. Ecco, a dirla tutta, più in là degli anni Novanta difficilmente ci si spinge, così che alla fine il gusto retrò della proposta assume più che altro i connotati di una bandiera sventolata con orgoglio, quasi una rivendicazione declamata in note e accordi distorti. Non stupisce, quindi, come affiori una smaccata affinità con gli Screeching Weasel, altra gente che da sempre ci prova gusto a irritare le persone e farsi nemici, nonché nata quasi più come furto che come tributo ai Ramones. I pezzi ci sono, l’energia pure, ciò che convince meno sono le gag tra un brano e l’altro, che spesso rischiano di far perdere velocità e smorzare l’effetto del tutto. In fondo, i Ramones erano i maestri del “One, two, three, four” perché non ripartire da lì anche in questo? Detto ciò, il gioco nel suo insieme funziona e permette al pubblico di scaldarsi in attesa dei Cayman The Animal, già visti sul palco del Glue-Lab il giorno della sua inaugurazione in compagnia dei Marnero. Il loro approccio, seppure in qualche modo parimenti definibile old-school, è al contempo diametralmente opposto, cioè iconoclasta e guastatore, irriverente se non blasfemo nei confronti delle divinità del pantheon punk-hc. La formazione, infatti, prende a spunto l’attitudine della prima ondata hardcore per creare un frullato surreale che a tratti ricorda lo stile di un Dalì in acido. Ciò che colpisce è la capacità di costruire brani ricchi di spunti e dettagli differenti, quasi caotici, senza per questo perdere di vista la forma canzone e il tiro anthemico del tutto, come nel tormentone (almeno nel mio mondo perfetto) “I Say Prévert – You Say Pervert”. Difficile davvero resistere all’energia con cui la band si getta nei pezzi e scatena sui presenti una colata di punk mutante, schizzato, irrorato da schegge prese in prestito da altri linguaggi/stili e per questo mai uguale a se stesso. Con sole due uscite all’attivo, Too Old To Die Young e Aquafelix ep, i Cayman The Animal sono riusciti ad inventarsi un vero e proprio girone a parte, uno sport con regole nient’affatto chiare – quando non cambiate in corsa – e per questo impraticabile da altre squadre. Il finale con la cover di “Total Eclipse Of The Heart”, tra accendini al vento, rotolamenti sul pavimento e delirio totale, conclude la serata nel migliore dei modi possibili. Sempre nel mio mondo perfetto, la band dovrebbe essere ospite fissa di ogni emittente televisiva, radiofonica, in etere o rete, così in cielo come in terra e propinata a tutti gli uomini di buona e cattiva volontà. Penitenziagite.