CAYMAN THE ANIMAL, Black Supplì
Abbiamo spesso ribadito come i Cayman The Animal rappresentino una realtà a sé nella scena attuale grazie a un mix di linee melodiche Nineties, attitudine punk, energia hc, infiltrazioni noise-rock, il tutto al servizio di una scrittura capace di creare anthem irresistibili seppure mai banali, brani che si infilano in mente al primo ascolto ed energia in libera uscita. Il nuovo Black Supplì conferma quanto di buono già detto e dimostra come la band abbia saputo affinare le armi a sua disposizione per colpire con ancor più efficacia. Forse i Cayman adesso sono un po’ meno ruvidi e iconoclasti, di certo più sicuri dei loro mezzi e per questo meno timorosi di costruire brani più sfaccettati e pieni di richiami a un mood emozionale che guarda dritto alle radici del genere. Eredi ma non certo mero tributo, perché ormai hanno saputo costruire un loro blend immediatamente riconoscibile e personale quel che basta per rifarsi senza ricalcare, giocare alle citazioni senza strafare, soprattutto forti di un percorso che sin dal debutto Too Old To Die Young non mostra cedimenti e continua dritto senza guardarsi indietro. In questo, Black Supplì appare come il punto di non ritorno, uno strappo in avanti verso la ricerca di nuovi equilibri che non tagliano con quanto già fatto ma ne spingono con ancora maggiore decisione l’evoluzione e la voglia di non fossilizzarsi sui risultati conseguiti finora. Anche il suono segue questa traiettoria e si lasciano maggiori spazi vuoti tra le note, come se non si volesse più sporcare il tutto e non si temesse di lasciar vedere lo scheletro dei brani così da far spiccare con maggior forza le linee melodiche e le loro traiettorie, in un continuo rincorrersi tra spirito casinista e voglia di seguire il famoso adagio “less is more”. Questo, almeno a livello di suoni, perché – come si sottolineava già poco sopra – la scrittura mostra una ricerca e una completezza mai così spiccata, con una serie di incastri e fugaci digressioni che ne arricchiscono il tessuto senza appesantirne la trama o sovraccaricarlo di orpelli fini a sé stessi. A fine corsa Black Supplì lascia con la voglia di rifarsi un giro e rischia di creare dipendenza, perché davvero non serve dilungarsi troppo quando si ha chiaro cosa si vuol dire. Copertina stile gratta-e-vinci tutta da scoprire, a meno di non voler lasciare intonsa la propria copia.