Customize Consent Preferences

We use cookies to help you navigate efficiently and perform certain functions. You will find detailed information about all cookies under each consent category below.

The cookies that are categorized as "Necessary" are stored on your browser as they are essential for enabling the basic functionalities of the site. ... 

Always Active

Necessary cookies are required to enable the basic features of this site, such as providing secure log-in or adjusting your consent preferences. These cookies do not store any personally identifiable data.

No cookies to display.

Functional cookies help perform certain functionalities like sharing the content of the website on social media platforms, collecting feedback, and other third-party features.

No cookies to display.

Analytical cookies are used to understand how visitors interact with the website. These cookies help provide information on metrics such as the number of visitors, bounce rate, traffic source, etc.

No cookies to display.

Performance cookies are used to understand and analyze the key performance indexes of the website which helps in delivering a better user experience for the visitors.

No cookies to display.

Advertisement cookies are used to provide visitors with customized advertisements based on the pages you visited previously and to analyze the effectiveness of the ad campaigns.

No cookies to display.

CARNIST, Hellish

CARNIST, Hellish

Abbiamo già conosciuto i Carnist ai tempi del debutto Unlearn, un lavoro interessante che ci aveva introdotto alla loro visione dell’hardcore punk come forma espressiva diretta e senza fronzoli, al cui interno le parole contano tanto quanto la musica, con le azioni quotidiane a giocare un ruolo determinante se non irrinunciabile. Ancora una volta, quindi, è la difesa dei diritti animali il centro di un concept critico anche nei confronti di altri aspetti della società attuale: la religione organizzata, la struttura patriarcale e il maschilismo, tutti collegati all’egoismo dell’uomo e basati su di una sorta di complicità reciproca. Questi problemi vengono analizzati, stigmatizzati e triturati in un vortice di hardcore punk furioso, derive d-beat e contaminazioni power-violence, per un disco in cui gli unici momenti di pausa sono rappresentati da intro recitate e stacchi ricchi di groove tra un assalto e l’altro. Hellish sembra costruito per riportare l’hardcore al suo punto zero, a una ribellione reale e non di facciata come in certo punk da cartolina da Piccadilly Circus. L’insieme, dunque, non può fare concessioni a cosa va di moda o facilita l’assimilazione da parte dell’ascoltatore, che al contrario si vuole sul pezzo e consapevole, tanto che al disco (come già in passato) è allegata una vera e propria ‘zine creata dal chitarrista Gerfried. L’intervento di alcuni amici a dare manforte nelle parti spoken word, l’immagine di copertina dal forte impatto e la stessa scelta dei caratteri utilizzati per essa, non fanno che ribadire quanto finora espresso e rendono Hellish una ghiottoneria per amanti dell’hardcore più onesto. “Gli animali pagano per i nostri peccati, non per i loro”.