CARNIST
Amici che si ritrovano insieme per suonare e si scoprono ancora profondamente innamorati della musica con cui sono cresciuti. Condividono poi dei principi e vogliono continuare a parlarne, nella migliore tradizione hardcore punk. Altri amici si uniscono alla festa ed ecco un disco che colpisce nel segno. In breve, i Carnist.
Partiamo dall’idea di suonare hardcore old-school e veloce, com’è nato tutto e chi c’è a bordo?
Alex (voce): Ho dato vita alla band pensandola come un semplice passatempo insieme ad un nostro comune amico, Tom. Io e Dave (batteria) ci conosciamo da circa dieci anni e ci siamo riavvicinati perché amo la sua band, Shels. Sapevo inoltre che era propenso a farsi coinvolgere in una formazione che si occupasse di diritti degli animali. Tom ha contattato il suo amico Olly (basso), che suonava negli Unquiet Grave, e io ho chiesto a Gerfried (chitarra), con cui condivido altri progetti, se era interessato a tornare a suonare punk. In ventiquattro ore ha scritto cinque brani! Purtroppo Tom ha deciso di lasciare la band, così siamo rimasti in quattro. Abbiamo tutti grosso modo la stessa età e siamo cresciuti con le stesse band, la passione per i diritti degli animali e per il femminismo: volevamo trasmettere queste passioni come se fosse qualcosa di intrinseco al nostro risveglio politico.
Possiamo considerare Unlearn come un ritorno alle vostre radici musicali? Quali band/personaggi hanno influenzato la vostra voglia di suonare hardcore ai tempi e cosa vi ha spinto a scegliere questo linguaggio invece che, ad esempio, il metal o altri generi? Credete sia stata più una questione di gusti o di approccio?
Olly (basso): Sono stato indirizzato alla scena hardcore punk (insieme ad altre come quella street punk o quella metal) perché rispecchiava alcuni miei punti di vista sul mondo e mi potevo identificare con i messaggi e le emozioni che mi comunicava. Sono sempre stato un ragazzo arrabbiato, avevo senso della giustizia e una personalità forte. Crescendo mi sono accorto che molti dei miei valori non contavano troppo per la maggior parte delle persone e mi sono sentito alienato da molti degli aspetti della cultura popolare: alcol, violenza, omofobia e sfruttamento degli animali. Così, quando mi sono accorto che esisteva qualcosa nell’hardcore punk che potevo sottoscrivere, l’ho abbracciato. Ora non mi sento più un estraneo e penso di poter essere me stesso all’interno di una comunità di persone con principi simili. Quindi posso dire che l’hardcore punk ha completato e migliorato la mia visione del mondo. Ho aderito anche allo straight edge, al movimento vegan, all’etica diy, allo stare fuori dalla massa. Questi valori restano ancora parte fondante della mia visione e sono parte fondamentale del mio essere. In termini di persone influenti, posso dire che i miei amici sono stati la maggiore ispirazione: gente nelle band, che portava avanti label, ricopriva un ruolo attivo e si preoccupava in modo vero degli altri.
Alex: Il punk è la musica in cui abbiamo trovato qualcosa in più del rumore, è stato il catalizzatore per molte delle nostre ideologie personali. Con i Carnist abbiamo riempito il vuoto apertosi quando la band hardcore in cui militavo con Gerfried, i Momentum, si è sciolta, perché ero ancora arrabbiato e incazzato per molte cose e non avevo un mezzo per esprimermi o veicolare questi sentimenti. Credo che volessi distanziarmi dai versi poetici che uso nei Light Bearer, che penso abbiano musicalmente molto più in comune con il metal, sebbene anche in quella band ci sia un forte messaggio politico. Quando però ti trovi in formazioni che danno importanza da un punto di vista lirico alle allegorie e alla fantasia, non puoi essere troppo diretto. Puoi restare legato alla politica ma non all’urgenza, per cui ritengo che in un progetto come i Carnist i problemi siano più presenti ed espressi in modo diretto, così lascio che i testi palino da soli. Credo che questo possa essere applicato in generale anche alla musica. Seppure sarà sempre collegato ai nostri vecchi progetti collettivi, mi sembra che volessimo fare qualcosa di più diretto e influenzato da power violence e dall’hc di band come Dropdead, Left For Dead, Siege e anche cose più “chuggy” come i Trial. Ovviamente nessuno di noi è in grado di scrivere un disco senza qualche accordo emo, quindi è venuto fuori così come è, anche se Olly ha già stabilito che il prossimo sarà più cattivo.
Dave (batteria): Sembra un ritorno ad un’area musicale da cui sono stato lontano troppo a lungo e sicuramente è il genere migliore per esprimere certe idee. Il metal è enormemente importante per me, ma lo associo di più all’escapismo, all’etereo e a un senso di alterità, raramente è politicizzato, quindi non credo che contenga spesso della vera rabbia. Passione, emozioni, disperazione, di sicuro, ma non credo abbia a che vedere con la vera rabbia verso precisi problemi. Parlando in senso lato, credo che il fascino del metal sia nel suo lato artistico, nel suo angolo poetico. Da un punto di vista musicale, le prime band che mi hanno colpito sono state quelle thrash e death metal intorno al 1990 e ho dovuto aspettare probabilmente il ’98 per scoprire i Propagandhi, che hanno buttato sul piatto qualcosa in più di una musica incredibile, ovvero una concisa, articolata e affilata critica al mondo come lo vedevano. Questo era qualcosa di nuovo per me e resta nella mia mente come un’esperienza essenziale, una vera epifania.
La base centrale del concept è l’idea che la cultura apporti sovrastrutture al nostro approccio naturale, costringendoci, correggetemi se sbaglio, all’interno di un gioco di ruolo. Vi va di spiegarci meglio questo punto di vista?
Gerfried (chitarra): La cultura dell’uomo, a livello basilare, mostra alcune sovrapposizioni con il comportamento delle altre specie e credo sia importante per noi comprendere di essere anche noi degli animali. Non c’è ragione per ritenerci migliori degli altri animali o più avanzati. Comunque, ci siamo evoluti come esseri con un incredibile capacità di ragionare ed empatizzare. La cultura mi sembra essere il terreno su cui dovremmo porre in uso questi incredibili doni evolutivi, in fondo essa stessa ad un certo livello è un prodotto dell’evoluzione naturale, che noi però possiamo cambiare. Le nostre scelte alimentari sono solo un aspetto e, seppure ci sia una continua reciprocità tra cultura umana e natura umana, non credo sia necessario perseverare negli stessi errori, così come non credo nel darwinismo sociale. Detto ciò, concordo sul fatto che la cultura a volte obblighi a una sorta di gioco di ruolo.
Dave: Credo che un’idea base su cui ciascuno potrebbe concordare è che la sottomissione degli altri è sbagliata, punto e a capo. Eppure, sin dalla nascita, ci insegnano di non includere in questi altri gli animali. Non serve cercare troppo per capire che l’esperienza degli animali allevati è fatta di paura, dolore e angoscia (spesso fonte di psicosi), Questa e niente altro è la loro esistenza.
Alex: Credo che il concetto di gioco di ruolo sia decisamente appropriato. Molto del nostro comportamento non è innato, non credo che siamo nati con il desiderio di portare avanti le nostre pratiche culturali, ma come parte della nostra esperienza umana impariamo ad accettare e anche ad apprezzare molti tratti che non necessariamente si verificano in modo naturale. Proprio come un ragazzino non nasce con un bagaglio di ideologia religiosa, ma è già definito un bambino cristiano o musulmano, perché gli imponiamo già un ruolo prima ancora che abbia la possibilità di ragionare sulla sua ideologia. Per quando è abbastanza grande per farlo è stato indottrinato così a fondo che non è facile liberarsi del condizionamento.
Un concetto che mi ha davvero colpito è la frattura che esiste tra ciò che abbiamo nel piatto e l’essere vivente che era prima di divenire cibo. Credo questo rappresenti il primo vero ostacolo da rimuovere per abbracciare una dieta vegetariana. Non ho mai posto attenzione a questo trucco sottile, ma sembra rappresenti al vera chiave per cambiare la propria mentalità.
Un trucco è proprio la definizione giusta, perché è un’illusione: le industrie che producono cibo dagli animali stanno molto attente a nascondere la verità sui loro crimini dalla vista e cercano di convincerti che le tue scelte alimentari non colpiscono la vita di singoli animali che vivono e provano sentimenti. Se sei indeciso se mangiare o meno carne, devi chiederti (da essere umano intelligente, libero di agire e razionale): ho bisogno di mangiare questa carne animale? Esiste un’alternativa? So come questo animale è vissuto e come è morto? Meritava di vivere e morire così? (E, se si, perché?) Quale sarebbe stata la vita migliore per lui? Quale meritava? E alla fine: che parte voglio avere nell’industria che crea cibo dagli animali? Quest’ultima domanda è al più importante, perché o sei parte dell’industria o sei contro di lei. Cerca le tue risposte, sii coraggioso e decidi.
Dave: Personalmente, non vedo la scelta vegan come particolarmente virtuosa. Credo davvero che ciascuno con una mente sana, una volta raccolte le informazioni che ha facilmente a disposizione, cercherebbe di eliminare gli abusi sugli animali dalla sua vita. Per sfortuna, questo sistema basato sul carnismo lavora in modo attivo per nascondere e distorcere l’intero processo, anche propagando disinformazione spesso così ridicola da risultare farsesca, se le sue conseguenze non fossero così aberranti e tragiche.
Credo ci sia un legame tra maschilismo/sessismo e specismo, così da tenere il maschio umano in cima alla piramide sociale. Vorrei capire se vedete in atto qualche tentativo per cambiare le cose, almeno nelle nuove generazioni.
Gerfried: Sì, io lo vedo. Molti dei miei amici rifiutano tutte queste cose in blocco e fanno un tentativo onesto per rimuoverle dalla loro vita. Certo, si tratta di un pugno di persone, ma vorrei essere ottimista. Gli “ismi” che tu menzioni sono profondamente radicati nella nostra cultura, ma ciò non vuol dire che dobbiamo accettarli se non ci piacciono. Perché venire a patti con realtà che sono oggettivamente sbagliate per tutti? Sembra così ovvio. Voglio dire, la società ha davvero tratto benefici dal sessismo? La parte maschile della popolazione se la passa così bene, visto che in realtà siamo tutti sulla stessa barca? D’altro canto, credo che la società occidentale abbia compiuto dei passi in avanti sotto diversi aspetti. I machi sono ridicolizzati, il sessismo denunciato e lo stato morale degli animali è almeno dibattuto. Non dovremmo scordarci il valore di questi progressi. Ma perché fermarci qui? Dobbiamo chiedere cambiamenti ancora più radicali, dobbiamo diventare simboli viventi delle nostre richieste.
Alex: Potresti facilmente scambiare il patriarcato con la parola specismo, argomentando nello stesso modo quando sottolinei ingiustizie e pregiudizi. Le due cose sono intercambiabili, perché il degradare e considerare qualcuno inferiore è un atto del tutto uguale. Sembra che la capacità di essere crudele rappresenti un tratto distintivo dell’umanità. Su questo sono meno ottimista di Gerfried, non vedo un grande cambiamento nella nostra attitudine, vorrei davvero vedere la cultura dominante abbandonare la misoginia, ma è ancora usata negli spot, nella carriera e opportunità di lavoro, nella moda e nei prodotti per la casa, è ancora una stampella per il monoteismo, è ancora approvata da governi, culture e società. Per lo specismo, basta che ti guardi intorno: gli animali sono schiavi, giocattoli, oggetti di umiliazioni, usati come modi per superare la noia. Sono ancora trattati come oggetti inanimati da torturare per i nostri scopi e provochiamo agonia e morte a milioni di loro.
Sembra anche che i media oggi diano più copertura ad argomenti simili, come ecologia, animalismo e così via. Credete sia solo una moda o un tentativo per allargare il proprio pubblico?
Olly: Nel Regno Unito, la trattazione di questi argomenti è vergognosamente bassa. È una vera disgrazia la scarsa importanza che simili aspetti ricoprono nell’agenda politica e in quella pubblica. Quando sono menzionati di solito è in qualche messaggio buono per placare le nostre coscienze: Fermate la sofferenza del pollame, acquistate animali cresciuti in libertà! Salvate l’ambiante usando buste di plastica riciclata! Diventate ecologisti comprando carne locale! È un modo per farci sentire a posto con il nostro comportamento, quando sappiamo che è ben distante dall’essere a posto. L’attenzione dei media per simili tematiche è comunque sempre morbida e moderata, così che ogni punto di vista più radicale (come quello di chi vorrebbe smantellare industrie che ci stanno avvelenando) è chiamato estremista o terrorista. Quando i media rendono giustizia a queste istanze, sono di solito dipinte come il risultato di un destino deprimente ed inevitabile che non possiamo cambiare. Non sarebbe fantastico se i titoli dicessero: Crudeltà spaventosa rilevata negli allevamenti intensivi: che cosa s’intende fare per fermare questo? Va bene essere informati, ma dov’è la chiamata alle armi?
Nell’album sono presenti degli ospiti che provengono dal vostro giro di amici in campo musicale. Questo sembra un aspetto davvero importante nella vostra musica, ovvero che si tratti più di una questione di amicizia che non di mera collaborazione. Chi sono gli amici stretti dei Carnist e come li avete coinvolti?
Alex: È un ottimo modo per cementare l’amicizia e avere con le persone un legame duraturo. Ho chiamato Erik e Oskar dei Monachus, Michele che suonava nei Gottesmorder, Anna degli Amber, Jasmine di Torso/No Babies, Matthew e Lee dei Light Bearer. Sono così contento che abbiano fatto lo sforzo di trovare spazio per registrare per noi. Questo è un gran risultato, e tutti loro fanno cose incredibili.
Andrete in tour o suonerete dal vivo? Dobbiamo considerare i Carnist un semplice progetto da un colpo e via o qualcosa che avrà un seguito e svilupperete?
Alex: Abbiamo alcuni concerti già fissati e parteciperemo a dei festival in estate, quindi sì, i Carnist suoneranno dal vivo. Non sappiamo, però, cosa ne sarà della band. Posso dire che ci troviamo così bene insieme che ci piacerebbe continuare a scrivere canzoni e quel che sarà, sarà. Gerfried ha già scritto alcuni brani, quindi cercheremo di far uscire uno split e un ep quest’anno.