CANNIBAL MOVIE, 28/4/2013
Jesi, Reasonanz.
Ancora una volta Jesi colpisce nel segno con i suoi concerti domenicali, sempre più occasione ideale per gustarsi ottima musica immersi in un’atmosfera rilassata e informale, così da poter mantenere l’attenzione focalizzata su quello che succede sul palco al netto delle eccessive distrazioni e surplus di energia dell’inizio weekend. Questa volta tocca a un progetto che chi ci segue dovrebbe conoscere bene, visto che i Cannibal Movie sono stati ospiti della nostra compilation, trattati in sede di recensione e sottoposti ad un amichevole terzo grado, fattore che rendeva auspicabile quanto prima il completamento con una testimonianza diretta sull’operato live, da molti definito la ciliegina sulla torta del tutto.
Quali che fossero le premesse, il duo è riuscito comunque a sorprendere sia per la resa live della proposta, sia per la capacità di catturare l’attenzione, con gli sguardi dei presenti fissi sull’operato dei due musicisti come a cercare di carpirne i segreti, quasi dimentichi delle pur intriganti immagini proiettate sullo sfondo. I Cannibal Movie si sono dimostrati, infatti, una macchina perfettamente oliata e capace di colpire con una forza d’urto persino superiore alle alte aspettative, proprio per l’energia profusa e per quel magnetismo scaturito dall’interazione tra suoni manipolati e drumming intenso, a tratti dirompente, ma mai fine a se stesso o men che in sintonia con il tessuto sonoro cui offre la spinta propulsiva e la spina dorsale. Detta in soldoni, la proposta sembra acquistare in sede live una “botta” che prende alle viscere e trasporta all’interno di un sound avvolgente e, al contempo, straniante, ricco di sfumature, siano esse di stampo psych o noise, strizzate d’occhio ai Settanta o lontani profumi etnici, sempre inglobati e fagocitati all’interno di un tessuto personale che ormai ne rende immediatamente identificabile il tratto della scrittura.
Chini sui loro strumenti, i musicisti hanno dato l’impressione di sapersi comprendere senza troppi gesti o sguardi, accomunati dal fluire dei suoni e dall’atto stesso del plasmarli, con una naturalezza e una padronanza a dir poco degne di nota, soprattutto perché prive di spocchia o atteggiamenti artefatti. Proprio il lato umano e la profonda carnalità della scrittura, a dispetto di quanto si potrebbe pensare a un primo contatto, si sono dimostrati punto di forza di un concerto che ha colpito duro senza mai perdere di vista il lato più suadente di una musica che sembra nata per sedurre e coinvolgere, ma che al suo interno cela un doppio feroce, acquattato nell’ombra e pronto ad azzannare alla gola. Nulla da eccepire, si torna a casa con la conferma di quanto avevamo intuito o sentito dai racconti di amici. Se vi capitano a tiro, non lasciateveli scappare.