CANNABIS CORPSE, Nug So Vile
A Richmond non si dorme mai, altro che New York. I Cannabis Corpse sono tornati con un nuovo disco dopo due anni da Left Hand Pass e sono più attivi che mai anche dal lato concertistico. Land Phil, infatti, non è che abbia esattamente tempo da perdere, non scordiamoci che suona anche in Municipal Waste e Iron Reagan. Il nucleo del gruppo è sempre composto da lui e da suo fratello gemello alla batteria. Devo dire che provo un affetto particolare per la prima formazione, quella con Andy Horn (oggi nei Loud Night) alla voce e Nick Poulos (oggi in Bat e Municipal Waste) alla chitarra, quando i Cannabis Corpse erano semplicemente dei Cannibal Corpse migliori di quelli veri (rispetto a quello che facevano in quel momento), con testi detournati in chiave narcotica. I Cannabis Corpse sono oggi un gruppo molto più maturo che suona un death metal più autonomo e vario, il che è ottimo, però forse manca un po’ di quella freschezza di un tempo o, più semplicemente, manca l’entusiasmo della novità. Va sicuramente detto che lo sforzo di non rendere stantia la divertente ricetta c’è stato ed è tangibile, i titoli dei pezzi sono oggi parodie marijuanistiche di tutto il death metal mondiale (non starò a rovinare le battute spiegando tutti i riferimenti nel dettaglio), addirittura si arriva a citare musicalmente i gruppi stessi a cui si fa riferimento nel titolo, come in Cheeba Jigsore Quandary, che mette da parte momentaneamente i riferimenti musicali ai Cannibal Corpse per lanciarsi in un pezzo in pieno stile Carcass. Alla fine, al di là di tutto, ci si diverte parecchio mentre si ascolta un death metal largamente migliore di tanti altri gruppi dalle pretese artistiche molto più elevate, forse perché gioca con – invece di nasconderla – la propria derivatività. Quindi, lo ammetto, i miei flebili mugugni sono solo quelli di un vecchio convinto che si stava meglio quando si stava peggio.