CALIBRO 35
Massimo Martellotta, l’esecutore, Enrico Gabrielli, il basista, Fabio Rondinini, l’incursore, Luca Cavina agli appostamenti. Tommaso Colliva, il “mammasantissima”. Di seguito, una chiacchierata con lui.
La nascita dei Calibro 35?
Tommaso Colliva: Da tempo si parlava con Massimo di fare un progetto insieme e di ritorno da un tour americano degli Afterhours – in cui ai tempi suonava Enrico – buttai l’idea ad entrambi: “Vi va di venire in studio a registrare un po’ di cose belle tratte da colonne sonore degli anni che furono?”.
Max ed io avevamo già registrato alcune cose con Fabio ed Enrico cooptò Luca, conosciuto anni prima come bassista dei Transgender. Il 29 Luglio 2007 entrammo in studio e iniziammo a lavorare su “Trafelato”, un brano di Morricone per “Giornata nera per l’Ariete”. I risultati li sentite nel nostro primo disco.
Ci raccontate la genesi dei dischi precedenti fino a Traditori Di Tutti? Come li collocate adesso nelle mente e nel cuore dato il tempo passato?
Li colloco come tappe di un percorso di crescita nel quale, attraverso cose belle e altre meno, si va avanti e si definisce la propria identità. Il primo disco è stato il primo giorno delle scuole elementari: entusiasmo per una cosa nuova e gran gusto nella scoperta. Il secondo disco il saggio delle medie: più o meno cammini con le tue gambe e vuoi emanciparti dai giochi con cui ti divertivi prima, ma alla fine sei un bimbo. Ogni riferimento… (il terzo) è stata la gita del Liceo, anche perché l’abbiamo registrato a New York: tutti ormai abbiamo personalità forti all’interno del gruppo, le sfaccettature diventano molteplici ma tutte necessarie a definire l’insieme. Traditori Di Tutti è il primo lavoro dell’età adulta, durante la quali ti assumi le tue responsabilità e credi di aver capito come funzionano le cose, ma in fondo sai che non si finisce mai di imparare.
Composizione in casa Calibro 35. Come funzionate? I vostri riferimenti musicali? E quelli cinematografici? Sì, se ne riconoscono molti, magari però – tra tutto quello venuto fuori da interviste e recensioni varie – c’era qualcosa che volevate fosse “capito di più”…?
Siamo persone molto diverse e come gruppo non abbiamo procedure standard. Funzioniamo in molti modi diversi. A volte qualcuno porta in studio un pezzo fatto e finito in cui la chitarra fa così, il basso cosà e la batteria questo groove qui. In altri casi si parte da spunti meno strutturati: un beat, una linea tematica, un’idea di riff e si costruisce il pezzo assieme, oppure i brani nascono da improvvisazioni collettive. Come ispirazioni musicali la lista sarebbe lunghissima e più o meno pertinente. A memoria cito brani ispirati da: Fela Kuti, Lounge Lizard, The Meters, Morricone, Red Hot Chili Peppers (questo più come presa in giro che seriamente), anche Gainsbourg.
Ispirazioni cinematografiche altrettante: dagli ovvi Fernando Di Leo ed Elio Petri a Wim Wenders e Rodriguez, passando per Pupi Avati e Spike Jonze.
Traditori Di Tutti è il vostro primo disco realizzato con composizioni completamente appartenenti alla vostra scrittura e mi sembra quello più elettrico e compatto. Dipende anche dal concept che lo caratterizza?
Il concept sicuramente contribuisce all’unitarietà, ma è un concept naturale. Abbiamo fatto questo disco perché ci sembrava una buona idea farlo, non per cercare di compattare idee varie. Come si diceva prima, credo faccia parte della crescita che il nostro gruppo ha avuto. Ci conoscevamo appena, se non per nulla, quando iniziammo a fare Calibro e ci è voluto tempo per evolvere l’identità musicale e quella non musicale del progetto. Una delle cose che, personalmente, mi rende più fiero è che anche individualmente suoniamo “da Calibro” solo quando suoniamo “con Calibro”. In tutti gli altri progetti rimaniamo noi stessi, ma in questo ognuno di noi diventa Fabio Calibro, Enrico Calibro, Luca Calibro, Massimo Calibro e Tommi Calibro.
Come mai avete scelto proprio quel romanzo di Scerbanenco?
Nacque da una battuta semi seria di Enrico che, rispondendo alla classica domanda (“Di quale film vorreste scrivere la colonna sonora?”) disse che avremmo voluto farla di un anime giapponese basato su “Traditori di tutti”, l’unico libro della tetralogia di Scerbanenco da cui non è stato tratto un poliziesco negli anni Settanta. Ora il libro e la musica ci sono. Manca solo il film.
Com’è nato e come si concretizza il sodalizio con Record Kicks?
Nasce da molte comunanze. Siamo entrambi italiani, guardiamo, anche, verso l’estero e sappiamo dire la nostra. Record Kicks festeggia quest’anno i dieci anni di attività ed è una realtà riconosciuta a livello mondiale nella scena soul e funk e noi il nostro percorso in Italia e fuori ce lo stiamo facendo. In questi primi mesi le soddisfazioni sono già tante: il disco, sotto ogni punto di vista, sta andando molto bene in tutti i territori in cui è distribuito e stiamo giocando a Risiko per organizzare i prossimi tour europei. Traditori è anche uscito in Giappone e prima o poi ci si andrà.
Avete suonato tanto e ovunque: ci raccontate ciò che vi ha più emozionato, divertito, intristito, esaltato di quello che è stato, finora, il vostro giro del mondo?
Abbiamo suonato in posti diversissimi. Dal Fonda Theatre di Los Angeles al Kombinat di Belgrado, poco più che un garage nella periferia della città. Personalmente è impossibile selezionare un “Best Of…”: è la totalità dell’esperienza che fa si che ne valga la pena.
E nel prossimo futuro, allora, suonerete in tutto il mondo…
Ci proviamo. Prossime destinazioni Spagna e Inghilterra.
Come lo immaginate e lo volete il futuro meno prossimo dei Calibro 35?
È permesso godersi un filo di presente? In caso contrario la conquista del mondo mi sembra un obbiettivo naturale per qualsiasi azione che compio nella mia vita.
Che ne pensate del crowdfunding e di Spotify?
Ammetto che leggendo la domanda ho pensato che, al di là del nome inglese, del fatto che entrambi sono argomenti legati a internet & musica e che sia molto cool parlarne, le due cose non avessero molto contatto. Pensandoci bene, però, sono due facce della stessa medaglia: l’accesso gratuito (o quasi) alla musica e il supporto diretto agli artisti da parte degli ascoltatori sono infatti due elementi imprescindibili del futuro del business musicale, altrimenti diventa insostenibile. Che poi Spotify e il crowdfunding siano modelli giusti, sbagliati, perfetti o perfettibili è ben altra questione. Spotify paga troppo poco gli artisti e il crowdfunding è spesso abusato per i motivi sbagliati. Ciò detto, uso Spotify ogni giorno e credo di supportare un artista o un’iniziativa a settimana tramite crowdfunding più o meno espliciti.
Avete in cantiere progetti altri rispetto alla “musica”?
Essendo dei bei ragazzi e considerando i feedback che ci arrivano dal nostro pubblico femminile – che compone lo zoccolo duro della nostra fan base – stiamo valutando di darci alla carriera di modelli, ma per i momento gli impegni musicali sono troppi.