BUSHI, The Flawless Avenger [+ full album stream]
I Bushi ci avevano già incuriosito a dovere col debutto, ma è con il nuovo The Flawless Avenger che portano a pieno regime una macchina tanto ambiziosa quanto capace di catturare da subito l’ascoltatore e la sua fantasia. Primo aspetto da prendere in considerazione è la scelta di operare su più livelli espressivi, a partire dall’albo di tavole in formato A4 che vanno a comporre artwork e packaging, opera di Francesco Farneselli: ogni tavola rappresenta un brano dell’album e ne riporta il testo. Proprio i testi in forma di haiku sono il secondo livello su cui si dipana il concept, si tratta infatti di brevi componimenti ispirati al libro “Hagakure” di Yamamoto Tsunetomo, in pratica il codice dei Samurai (su cui varrebbe la pena aprire un discorso a parte, il che ci porterebbe lontano dal motivo di queste righe, anche se si tratta di qualcosa di connesso in profondità al discorso del gruppo). A livello strettamente musicale, poi, l’asticella si alza ancora e il tutto prende una forma ancor più coraggiosa, perché è davvero difficile descrivere il linguaggio della band se non facendo un generico riferimento al termine prog nella sua accezione più estesa, cioè quella che ritroviamo nell’approccio di musicisti come John Zorn, Patton e più di recente Ihsahn, oppure nella visione senza rete di band tra loro diversissime come Voivod, Opeth, Enslaved, Meshuggah, solo a buttar lì qualche nome che indichi il forte tasso di metal presente nella musica dei Bushi, che riescono ad essere estremi pur senza abbandonare mai una certa delicatezza di fondo già palesata dalla scelta di utilizzare le clean vocals.
Tra gli autori di questo strano amalgama musicale troviamo oggi anche un sassofonista (Sergio Pomante), che va ad affiancare il trio originario composto da Vagnoni, Scode e Baioni, senza dimenticare l’ospite Nicola Manzan ai cui archi sono affidate apertura e chiusura del disco. Con questa formazione a quattro i Bushi riescono ad ampliare i colori della loro tavolozza per dar vita ad un suono tanto ricco e complesso, quanto capace di coinvolgere e colpire grazie ad una pulsione quasi pop che si affaccia nelle melodie vocali e funge da contraltare alle parti strumentali nate intorno all’accordatura “impropria” della chitarra (ogni corda è accordata in sol), un particolare in grado di rendere meno ostico e più accessibile questo secondo capitolo dell’avventura, che porta alla giusta maturazione gli spunti che avevamo già potuto apprezzare al tempo. Insomma, scordandoci per un attimo di tutto il lavoro e della tecnica che si celano dietro ai brani, alla preparazione dei soggetti coinvolti e persino del valore aggiunto dal concept, The Flawless Avenger ci appare come un album che non fatica a entrare in testa e a farsi apprezzare anche senza dover scavare tra le sue pieghe, il che conferisce un appeal ulteriore ad un’opera di per sé ambiziosa – come già anticipato – ma al contempo non sopra le righe o “volutamente strana”. Noi abbiamo apprezzato tanto da decidere di offrirvelo in anteprima, quindi non vi resta che verificare di persona quanto finora detto. Buon ascolto.