BURIAL, Streetlands
Per chi non lo sapesse, Streetlands è il secondo ep per Burial di questo 2022. Il primo, Antidawn, è uscito subito a gennaio. Nonostante le date di nascita diverse, si parla di due gemelli siamesi: niente battiti, solo spettri. A qualcuno non piace questo cambiamento, io invece lo trovo quasi inevitabile, come se la storia discografica di Will Bevan non fosse altro che un disintegration loop che non sapevamo esistesse. Esiste un’edizione fisica (vinile) con le prime due tracce, ma anche una digitale con una in più: “Hospital Chapel” inizia col crepitio familiare di un vinile e un lamento trasfigurato, aprendo paesaggi innevati nei quali scomparire per non tornare mai più; “Streetlands”, che scopro non per merito mio essere basata sullo stesso campionamento di “Loner” (Kindred Ep, 2012), in alcuni momenti sembra ancora più diradata e riduzionista, non fosse per una vocina alla chipmunks che quasi la rovina, ma è sempre in grado di disegnare il paesaggio notturno di una città costretta a un perenne lockdown; “Exokind”, giustamente, si apre con un “you’re one of us” che lascia intuire o sperare che nuove creature notturne stiano soppiantando quest’umanità sempre meno in grado di risollevarsi.