BULL BRIGADE, Il Fuoco Non Si È Spento
Quindici anni di storia sulle spalle, l’arrivo dei quaranta, lo stop dei concerti causa pandemia eppure i Bull Brigade non sembrano aver risentito dello scorrere del tempo, anzi ne hanno fatto una sorta di fulcro su cui ruota l’intero album, perché Il Fuoco Non Si È Spento parla proprio del passare degli anni e del fare i conti con ciò che esso comporta. È un disco che racconta dell’essere fedeli ai propri principi e del non essere ancora pronti a scendere dalle barricate, nonostante le molte battaglie combattute e le ferite mai del tutto rimarginate. C’è ovviamente la motorcity per eccellenza Torino con le sue contraddizioni, da sempre amore totalizzante e centro della vita della band sugli spalti e nelle strade. E ci sono gli amici di vecchia data Roddy, Samall e Fabio che intervengono ad una vera e propria festa di bentornato, perché di questo in fondo si tratta: di un ritorno a casa e delle emozioni che si provano. A tornare insieme ai Bull Brigade è, ovviamente, il loro universo fatto di battaglie quotidiane per restare in equilibrio e non perdere mai la voglia di rialzarsi quando si cade, uno spirito da combattenti che in fondo rappresenta la vera firma della band e la sua forza motrice. Di nuovo c’è, come si accennava, la consapevolezza di non avere più vent’anni e di poter osare con una scrittura meno di pancia e più varia, con brani in grado di crescere ascolto dopo ascolto invece di affondare subito il colpo, un fattore che rende Il Fuoco Non Si È Spento il classico grower che, una volta insediato sullo stereo, fatica a scendere e ad ogni giro entra sempre più sotto pelle. Per comprendere appieno il suo valore di tonico corroborante bisogna metterlo su in macchina quando la mattina si cerca la forza per affrontare una nuova giornata di lavoro, quando serve la motivazione per prendere di nuovo fiato e scendere ancora nella mischia, questa la vera prova de nove per capire il valore di un album simile. Certo, in fondo è solo punk di strada con le radici salde in quei vecchi valori e in quei vecchi suoni, l’ennesima carica di un toro che non ha ancora gettato la spugna in una gara truccata e destinata a vederlo nel ruolo del perdente eppure sarebbe sbagliato prenderlo sottogamba, perché di animali del genere in giro ce ne sono davvero pochi. Insomma, a farla breve, se dovessimo puntare su di un contendente in grado di ribaltare il risultato e uscire per una volta da vincitore dall’arena, punteremmo sul nuovo disco dei Bull Brigade. Bentornati.