Buchi neri supermassicci: Ghost Dubs (Damaged) e The Bug (Machine)
Michael Fiedler (Ghost Dubs) da Stoccarda esce per la Pressure di Kevin Martin. Damaged di Ghost Dubs è simile a ciò che Martin prova a fare ad esempio in Zonal con Justin Broadrick, ma anche con Machine per Relapse, selezione di una serie di esperimenti (Machines) a nome The Bug sul Bandcamp della Pressure, utili per fabbricare la perfetta bomba dub. Il volume è essenziale. La gravità pure. Basse frequenze che colpiscano lo stomaco, non le orecchie, sono un’altra regola base. Come l’ultimo Michael Gira con gli Swans, devi voler diventare tu stesso suono per mettere sul piatto questi due dischi. Devi aprirti, immergerti, perché questo non è dub per chi ascolta abitualmente dub e non è musica pesante per chi ascolta abitualmente musica pesante: è un ponte tra più mondi, forse un minimo comun denominatore, di sicuro un agire su qualcosa di arcaico che è “pre” genere musicale. In questo Machine è più trasversale di Damaged, perché del resto Fiedler ha sempre orbitato più in prossimità del dub, mentre Martin è sempre stato un irrequieto. Di certo Machine è anche molto più violento e immediato – penso a un pezzone come “Buried” – di Damaged, vista la dichiarazione di intenti iniziale, ma a qualcuno potrebbe trovare salutari i frangenti più astratti tessuti dal tedesco.
Per coincidenza (o forse no), in questi giorni è uscito un dodici pollici di Mika Vainio che dimostra come le premesse per un dub assassino ci fossero da tempo: Fermionit | Kulmamomentti. Credo che Fiedler e Martin avrebbero la sua benedizione.