Bryan Lewis Saunders, Mannequin Hollowcaust, Soft Black Star & Zeno Gabaglio / Mike Cooper, The Hussy, My Dear Killer / Prague

The Confessor

BRYAN LEWIS SAUNDERS, The Confessor (12xCS + box set + walkman, Stand-Up Tragedy Records)

Contatti: www.bryanlewissaunders.org

Apriamo questo primo appuntamento autunnale di Hot Wheels con il mastodontico lavoro dell’americano Bryan Lewis Saunders. Si tratta di un box set in similpelle contenente 12 musicassette, durata complessiva 11 ore circa, e un walkman con cuffie per l’ascolto. Il contenuto audio consiste nelle registrazioni delle “elucubrazioni verbali” proferite dallo stesso Saunders in fase di sonno REM durante un periodo di permanenza di 30 giorni presso un appartamento di tale John Sevier Center a Johnson City, nello stato del Tennesse. Prima però di fissare su nastro quello che egli stesso definisce “stream of uncosciousness (narrative mode)”, Saunders pensa bene di spedirne degli estratti a 24 (uno per lato) amici e musicisti in giro per il globo (Andy Ortmann, CM von Hausswolff, Lee Gamblein, solo per citare i più “conosciuti”) al fine di creare una colonna sonora ad hoc per accompagnare l’ascolto di quello che assume le sembianze di un audio-book dai contorni psicoanalitici, dall’effetto, devo confessare, piuttosto disturbante, specialmente se assunto tutto d’un fiato. Malgrado ciò, l’ascolto mirato dei commenti sonori riserva piacevoli sorprese che, in alcuni casi, riescono a stemperare il mood estremamente intimo (stiamo parlando di un tizio che ha riversato su cassetta e messo in vendita a 95 dollari il pezzo la cronaca dei suoi sogni/incubi), quasi claustrofobico di questa narrazione narcolettica e, assicura lo stesso autore, totalmente incosciente. Ci si trova dentro un po’ di tutto: dal folk-gaze elettronico di Hopi Torvald al glitch noise di Yoshihro Kikuchi, dal drone-psych di Requiem all’industrial di Offerings, dall’impro di stampo lower-case di Adam Bohman e Adrian Northover alle movenze minimaliste di CM von Hausswolff. Vi consiglio caldamente di dare un’occhiata al suo sito.

MANNEQUIN HOLLOWCAUST, Slow infector (7”, Stand-Up Tragedy Records/Head Destroyer Media)

Mannequin Hollowcaust

Contatti: casualhex@yahoo.com
mannequinhollowcaust.tumblr.com

È sempre Bryan Lewis Saunders a inviarmi un paio di settimane fa questo 7” di Mannequin Hollowcaust, progetto con base a Kingsport (Tennesse) curato da Patrik Dougherty, pubblicato dalla Stand-Up Tragedy Records (etichetta dello stesso Saunders) e co-prodotto dalla Head Destroyer Media. Le due tracce, “Slow Infector” e “The World Is A Wasteland”, si muovono su coordinate sonore ed estetiche – in verità piuttosto battute – che rimasticano i luoghi (più) comuni dell’industrial music: fabbriche che inquinano irrimediabilmente l’ambiente e distruggono mente e corpo di chi transita nei paraggi, oscuri malanni che aleggiano nell’etere, copertine in b/n fotocopiate, harsh chincaglieria e declamazione urlata di testi piuttosto presi male. Tanta pece. Tanta.

SOFT BLACK STAR & ZENO GABAGLIO/MIKE COOPER, Tape Crash #7 – The Old Good Summer (CS, Old Bicycle Records)

Soft Black Star

Contatti: www.oldbicyclerecords.blogspot.it

È con immenso piacere che su Hot Wheels si torna a parlare di materiali targati Old Bicycle Records, etichetta svizzera curata egregiamente dal buon Vasco Viviani. Si tratta di uno split su nastro color azzurro puffo contenuto in case di plastica trasparente e custodito da una curatissima confezione di cartone grezzo con dentro un foglietto ripiegato per i credits. A dividersi equamente il nastro sono, sul lato A, il violoncellista svizzero Zeno Gabaglio (collaborazioni sparse con Xabier Iriondo, Teho Teardo, Francesca Lago, Vinko Globokar e tanti altri) e il connazionale Soft Black Star (all’attivo due bellissimi lavori di avant-folk in bassa fedeltà su Pulver Und Asche Records); sul lato B, invece, troviamo il settantenne chitarrista inglese – ma ormai da diversi anni residente a Roma – Mike Cooper. Se vi è capitato di ascoltare altra roba prodotta dalla OBR (a proposito, se non lo avete ancora fatto, leggetevi lo speciale con tanto di intervista a Vasco sulla prima uscita di Hot Wheels), il paragone stilistico più immediato è quello con il bellissimo “Polvere’s Farewell”, a opera del duo composto da Mattia Coletti e Xabier Iriondo. Anche in questa settima Tape Crash, infatti, trovano spazio sonorità out-folk in bassa fedeltà, sommerse da rumori ambientali senza tempo. Speziato da drogatissime incursioni etno il lato degli “svizzeri”, avant-blues e paludoso quello di Cooper. Compratelo. Non costa nemmeno tanto.

THE HUSSY, s/t (CS, Welcome In The Shit Records)

The Hussy

Contatti: welcomeintheshitrecords.blogspot.it

Altra “vecchia” conoscenza di Hot Wheels, la romana Welcome In The Shit Records torna a deliziarci i timpani con una nuova tape color amaranto in 69 copie del duo The Hussy. Quattro i brani messi su nastro, i primi due in studio, i rimanenti ripresi live durante un concerto parigino. Durata complessiva: una decina di minuti scarsa. Ortodossia garage-punk altezza Rip Off Records, immaginario trash a go-go e zero seghe. Benvenuti.

GRIP CASINO, Upstart World (CS, Geograph Records)
TRAPCOUSTIC, Bonsai Heart (CS, Geograph Records)

Grip Casino - Trapcoustic

Rimaniamo nella capitale, a Roma-Est per la precisione, per parlare della Geograph Records. Etichetta attiva solo da un paio d’anni ma con un catalogo di tape, vinili e cd-r di qualità succosissima, i cui alfieri (Grip Casino, Trapcoustic, Eva Won, Kawamura Gun…) sembrano quasi rappresentare una trasfigurazione acustica e cantautorale di quella Borgata Boredom i cui indigesti parti sonori continuano a far tanto parlare in giro.

Una tape nero pece, corredata da una copertina altrettanto scura, contiene le 12 tracce Upstart World, il nuovo lavoro di Grip Casino, per l’occasione accompagnato da altri accoliti e compagni d’etichetta (Trapcoustic). L’intro “The Eternal Aching Comedy…”, con note di piano e Bontempi come fossero suonate da un bimbo di terza elementare con gli occhiali spessi e la testa piena di strane immagini, apre il varco per lo strumming di chitarra acustica di “Digging On My Grave”. Si va avanti con “Terra In Trance”: piano, voce e un violino borbottante che danno vita a un Wyatt versione slacker. Seguono “The Road” e “The Writer”, che ricordano non poco i Sonic Youth più acustici o, meglio, certe cose in solo di Thurston Moore. Ancora acusticherie sparse e rumori d’ambiente (“Top Floor”) e un bellissimo strumentale (“Transmit”) che sembra suonato sempre da Moore e co. ad amplificatori spenti. Se nel ’92 avevate 15 o 16 anni e andavate in giro con le camicie a quadri e i Dr. Martens o altra roba del genere, questa cassettina (a proposito, c’è anche la versione cd) vi entrerà nel cuore per rimanerci.

Il suo nuovo lp – di cui parleremo su The New Noise molto presto – è uscito per Geograph giusto un paio di giorni fa. Noi di Hot Wheels, per introdurvi il personaggio in questione, abbiamo pensato di ripescare il lavoro precedente, stampato su tape bianco-panna nel 2011. Di chi sto parlando? Trapcoustic è il nome che Demented Burrocacao, al secolo Stefano Di Trapani, si è scelto per far ascoltare al mondo intero le sue gemme grezze di pop-folk rigorosamente registrato in camera da letto (o in cucina, o al cesso o dove vi pare). Per intuire la levatura del personaggio leggete qui l’intervista realizzata per VICE da Valerio Mattioli.

Nove tracce per la durata complessiva di poco più di mezz’ora. Registrazione in zero-fi, chitarre acustiche super flangerate, note sparse di ukulele, violino o piano che compaiono di tanto in tanto a sviare l’ascolto e, in cima a tutto, la voce scazzata e sommersa (non so bene da cosa, ma mi suona “sommersa”) di Demented, che ci spiattella a cuore aperto ciò che gli passa per la testa. Similmente a Grip Casino, il richiamo ai primi anni ’90, quando il lo-fi cantautorale (Smog, Palace, Supreme Dicks, Jandek…) era hype, magari minore, ma sempre hype era, è senz’altro forte. In aggiunta Trapcoustic ci mette anche una bella dose di folk inacidito alla Skip Spence e McCartney pre-Wings. Dimenticavo, c’è anche una cover dei Sigue Sigue Sputnik, “21st Century Boy”.

Ten Years After

MY DEAR KILLER / PRAGUE,  Split (7”, Eaten By Squirrels)

My Dear Killer - Prague

Contatti: eatenbysquirrelsrecords.tumblr.com

La Eaten By Squirrels è una minuscola etichetta con base a Latina, gestita da Alessandro Viccaro, che da circa dieci anni mette in giro tape, vinili, e cd-r in edizioni limitatissime e rigorosamente diy, centellinando le uscite per scelta e vocazione. A inizio 2005 usciva per EbS questo bellissmo 7” lathe cut trasparente in 50 copie, occupato in parti uguali da My Dear Killer, al secolo Stefano Santabarbara, e dello stesso Alessandro che, armato di sola chitarra acustica e voce, girava (gira?) sotto lo pseudonimo Prague. La dimensione fonografica del lathe cut – disco, di solito 7”, stampato in tirature super limitate e inciso con tecniche artigianali – accoglie perfettamente quella intimista dei due brani, uno per lato, di lo-fi folk: fingerpicking e field recordings per My Dear Killer; più diretto e strumming Prague. Un filo di voce e naiveté a pacchi per entrambi. Una piccola gemma d’inizio millennio invecchiata per bene.

My Dear Killer - Prague