BRUTUS + KARITI, 23/10/2023
Milano, Legend Club.
Metti un lunedì sera a Milano. A fine ottobre, sotto una bufera. Ti aspetteresti un Legend Club semivuoto, contando che la band protagonista della serata non ha avuto molto airplay nel nostro Paese. E invece: non c’era sold out, ma la sala era bella stipata e calda. È quindi molto probabile che sia stata l’ultima volta che abbiamo avuto i Brutus a portata di mano e di selfie.
Brutus. Band che fin dal nome (Discogs dice che sono almeno i ventitreesimi) non vuole essere originale. Né farsi notare facendo impressione sull’ascoltatore con citazioni o riferimenti. Lo si capisce anche da come si sono presentati: chitarrista e bassista hanno la faccia di persone qualunque con cui andresti a prendere una birra al pub parlando di calcio e motori. La batterista e cantante ha quel look da amica a cui hai prestato la maglia alla fine di un concerto e non vuoi chiedergliela indietro. E lei non ha nessuna intenzione di restituirtela. Negli anni hanno imparato a farsi conoscere con un pugno di canzoni che stenderebbe anche il più rigido black metallaro. Per esempio “Horde II” – dal primo disco Burst – che li aveva messi in luce tra il pubblico “post-hardcore”, l’epica “War” dallo splendido Nest e “Liar” dall’ultimo Unison Life, il miglior riassunto del sound proposto dal trio. Sound di difficile catalogazione: se i timbri di basso e chitarra sono tipicamente post-rock, alcuni riff rimandano al post-hardcore e al post-metal che, sebbene abbiano tutti la matrice “post”, tendenzialmente si rivolgono ad ascoltatori diversi. Ma a creare il corto circuito esplosivo è certamente il ruolo di Stefanie Mannaerts, batterista e cantante. È lei il motore del gruppo e inserisce a piè sospinto le più disparate influenze musicali. Partiamo dalla voce: originale ed enfatica, ha il dono di sapere quando lasciare respirare gli strumenti e le atmosfere dei soci ma soprattutto ha un gusto notevole nel ricercare melodie belle e cantabili. Allo stesso tempo Stefanie suona la batteria con foga e potenza, cambiando dinamica e velocità in base alle necessità del brano. Questo è possibile esclusivamente grazie all’incredibile interplay con gli altri due soci, vera e propria estensione fisica di Stefanie. Il risultato mi ha ricordato in più punti quelli dei momenti migliori dei Dredg, diciamo periodo El Cielo, con lo stesso equilibrio tra il portare l’ascoltatore in uno stato di estasi mentale e l’infondergli energia vitale. È proprio uno scambio di energie con il pubblico il vero motivo per vedere i Brutus dal vivo: il fatto che tre persone “qualunque” possano trasmetterci tante emozioni ha qualcosa di magico e spiegabile solo vedendoli su un palco.
La scaletta ha coperto quasi tutto il recente Unison Life pescando una manciata di episodi dai precedenti. Per quanto avremmo voluto tutti un concerto più lungo è stato evidente come la band abbia dato tutto il possibile. Apprezzabile la scelta di portare un proprio impianto luci, aggiungendo valore a uno show praticamente perfetto.
In apertura c’è stato il tenebroso dark folk di kariti, artista di origini russe ma di stanza a Trieste. Di recente mi è capitato di discutere su quanto molti artisti che operano in Italia abbiano paura a spingere ed estremizzare la propria musica temendo il giudizio altrui e finendo per creare qualcosa di provinciale e con poco appeal al di là delle Alpi. Non è il caso di kariti, che ha mostrato per bene le sue influenze principali (Dorthia Cottrell dei Windhand, Chelsea Wolfe fra le donne, Neurosis, Dax Riggs, Nick Cave, Nick Drake fra gli uomini), fuse col folk della tradizione russa e slava, senza poi avere alcuna paura a sbatterci riff drone metal con l’aiuto dell’irsuto marito Marco (già nei fantastici Grime, mia band sludge italiana preferita). Il risultato non avrebbe affatto sfigurato su palchi internazionali e mi aspetto che con l’uscita del secondo disco prevista per il 2024 ciò possa accadere.
Cosa aggiungere? Pioggia, tanta bella gente e ottima musica: il menu perfetto. Sono pronto a scommettere che la prossima volta i Brutus torneranno in un locale con almeno il doppio della capienza. E che di kariti sentiranno parlare all’estero con l’uscita del nuovo lavoro.