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BRONSON ARM, S/t

Da Kalamazoo, Michigan, chitarra e batteria, i Bronson Arm. Appena sentite le prime note, da promoter fallito come sono, me li immagino sul palco con un gruppo che lo scorso anno mi ha fatto letteralmente impazzire, i Mr. Phylzzz. La cosa in passato era realmente successa: il fiuto per alcune cose non mi manca, forse.

Blake Bickel a voce e chitarra baritono, Garret Yates alle pelli: plastici, metropolitani, intensi. Il suono è bello grasso e pieno, partono scudisciate non indifferenti e quando si fa sentire il rombo, come in “Hard Pass”, si vorrebbe soltanto un impianto di quelli massicci e un club colmo di brutta gente. Ma ormai si è partiti, i due non accennano a respirare e il tiro è di quelli serrati. Combattere le Tedious Company a mazzate e urla mi sembra tattica legittima, il suono è potente e Blake si dimostra cantante duttile e poco banale, basta sentirlo in “Conscious Confuser” per immaginarselo in un mondo di lascivie oscure e tribali. Gommosi, incazzati e tonici, direi. Nonostante le loro influenze dichiarate siano Sonic Youth, Metz e Fugazi, anche qualche disco dei Black Flag se lo sono ascoltato, a giudicare dalla cappa oppressiva che riescono ad infilare su ogni brano e dalla mole di volume che spostano anche qualche giro nei dintorni di Joshua Tree e del Rancho. Quando poi abbassano i giri al motore caracollando pesanti come elefanti come in “His Ilk” sono francamente irresistibili. Quattro urla sull’orlo del feedback in “Drain The Coffers” prima di arrivare al singolo, l’intensa “One With The Floor”, che oscilla pesantemente prima di introdurre versi sciorinati come fossero mosse da Kung Fu mantenute in una strana tensione. Non molti tra l’atro sanno che l’antico nome della ridente cittadina che ha dato loro i natali era proprio Bronson, dal nome del fondatore Titus, ma d’occhio e croce per trovare i Bronson tutelari della band cercherei piuttosto dalle parti del Charles attore incazzato o di Michael Gordon Peterson, reso illustre dall’interpretazione di Tom Hardy. Un sax sfiatato nella finale “The Devil You Know” ci fa tornare in Michigan, Detroit chez Stooges, e il tutto assume una forma compiuta, come la missione dei Bronson Arm.