BONO / BURATTINI, Suono In Un Tempo Trasfigurato
Il tempo trasfigurato è il nostro, ce lo mette qualcuno o qualcosa da lassù, ma è anche quello della regista di origini ucraine Maya Deren, principale fonte di ispirazione con i suoi cortometraggi di trance-avanguardia “At Land”, “Ritual in Transfigured Time” e “A Study in Choreography for Camera”, risalenti agli anni Quaranta. Il suono è il loro, esercitato in prima persona plurale. Initials B. B.: loro sono Francesca Bono e Vittoria Burattini, cioè microfono, corde e tasti degli Ofeliadforme e pelli dei Massimo Volume, all’esordio fianco a fianco per Maple Death, con registrazioni e mix a cura di Stefano Pilia. Non c’è però da pensare a una fusione tra il dream shoegaze dei primi e il post-rock d’autore dei secondi, per quanto i respiri e i battiti dei rispettivi background aleggino nell’aria. Come ogni progetto importante che si rispetti, i presupposti sono differenti rispetto alla somma delle singole parti, così le due musiciste di azione bolognese hanno architettato l’inedito tutto basandosi su due elementi: un sintetizzatore Juno 60 e una batteria, in bilico dunque tra elettronica analogica e ritmi organici, con sporadici vocalizzi che si fanno fantasmatiche ninna nanne extra-dimensionali.
Non si sa bene se quello che ascoltiamo sia un gioco a briglie sciolte o un congegno argutamente affinato al microscopio, l’elaborazione di un sogno a occhi chiusi o dell’allucinazione di ciò che processiamo ogni giorno a occhi sbarrati: il crescendo dell’iniziale “Trick Or Chess” sembra interrogarsi proprio su questo, mentre ci spara subito altrove. Nel krautrock da Dario Argento di “Le Ossa”, nella ronzante e insistente progressione da sbornia in circolo di “Sogno Nel Vigneto”, nello zucchero filato su bacchette magiche di “Dinner Illusion”, nell’imperioso passo horror/sci-fi con tanto di piano carpenteriano di una “Stella” che si addentra nell’oscurità. Danzano, Bono e Burattini, nelle stesse note che producono, galleggiano in brani-bolle che racchiudono sia Audrey Horne e Carrie White (“The Ballroom”), sia Can, Wendy Carlos e Suzanne Ciani (“La Trama Del Desiderio”, verso il cortocircuito). Musica cosmica, soundscape ed elettronica contemporanea che inglobano cartelle e cartelle di library music italiana (“Dancing Demons”, per cori ultraterreni), destabilizzante sperimentazione dei sensi (“Your House Is A Ghost”) e rotte futuristiche (“Waves”). Eccelse al comando degli strumenti, audaci nello sparare la navicella nel porto liberatorio di una bellissima direzione ignota. Vale a dire supereroiche.